Vellutata di porri e cavolfiore

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Vellutata di porri e cavolfiore

E’ stata una meraviglia tornare in questa casa sui tetti, sotto la luce fredda del nord. Trovare le nuvole, finalmente l’autunno, e una città in cui le regole sono certe e il fuso orario è lo stesso per tutti. E’ stato fantastico riaccendere un computer senza uno schermo lillipuziano, infilarsi in un bar e riuscire ad avere un cappuccino in meno di dieci minuti (sì, avete letto bene, dieci… questa ve la racconterò) e perdersi tra gli scaffali della mia libreria preferita. Entrare in un negozio di giorno, passarci mezz’ora a scegliere farine, e uscirne che è notte. Riaccendere un forno a gas. Sfidare la città col solito impermeabile blu e le ballerine senza calze ai piedi e accorgersi dalle luci – e solo poi dal freddo… – che tra poco sarà Natale.

E allora vorrei riuscire a fare di corsa quell’ultimo tratto di strada che mi manca per poter dire finalmente: “Questa è davvero casa mia”. O almeno: un pezzo di casa mia… a centinaia di chilometri dagli altri (lo ammetto: situazione logisticamente effervescente). Perciò non so nemmeno io se questo di oggi sia un vero post o piuttosto un semplice elenco di cose che accadono, sparse e diverse, senza un filo che non sia quello casuale della vita vera.

Qui è di nuovo un andirivieni di velluti, pennelli e tappezzieri.

La smorfiosa libreria (ve la ricordate? quella a cui avevano dovuto mettere le zeppe…) è finalmente agghindata come si conviene a una signora: le lunghe viti posticce per aprire le ante – costate in sei mesi un paio di maglioni e una camicia – sono finalmente andate in pensione, sostituite da pomoli e maniglie passati prima in salamoia e poi fatti marinare.
“Signora, ma io non ce li ho dei pomoli già ossidati! Li tengo apposta nelle scatole perché non si scuriscano…” mi ha detto disperato il commesso del ferramenta. Così ho dovuto provvedere con mezzi autonomi: li ho tenuti una notte sotto sale, un giorno intero a bagno nel succo di limone, e poi gli ho dato qualche graffiatina con la carta vetrata e po’ di colpetti di martello. Adesso sono quasi perfetti: il tempo farà il resto.

Peccato che gruppetti di libri stiano già radunandosi in formazione estemporanea, impunemente sdraiati sugli altri in posizione orizzontale: lo spazio sugli scaffali è tutto esaurito. Perciò sto facendo la lista di quelli che approderanno oltremare, dove la vecchia libreria (quella che non c’era stato verso di far passare dalle scale del palazzo) nel frattempo è diventata un’enorme credenza, occultata da strati di plastica a bolle per resistere all’orda di imbianchini e falegnami che si accaniscono su infissi e pareti con ogni sorta di attrezzo atto a produrre polvere. C’è ancora un bel po’ di confusione, ma mi guardo attorno e mi ripeto che ce la farò…E mentre penso al Natale mi scopro a incrociare le dita. Dietro la schiena, però…
Sto sfornando un sacco di biscotti: frolle in ordine sparso, che mi fanno divertire un mondo. Sto anche facendo marmellate: meravigliosi colori d’autunno dentro vecchi vasi di vetro, con l’orlo che si abbassa ogni giorno… una goduria.
“Ma quand’è che hai intenzione di far scomparire quella bruttissima latta di nero dal salone?” continua a implorarmi mio marito.
“Quando l’avrò finita: non si chiude ed è pericoloso metterla nella botola in alto. E poi guarda che non è nero: è grigio ardesia…”
Lui alza gli occhi al cielo. E io la mattina dopo spennello qualsiasi cosa esca da un armadio o da un cassetto dopo anni d’oblio. Un candelabro di legno, una cornice, una vecchia scatola da té, un cestino… persino le gambe delle sedie dell’Ikea. E’ come se all’improvviso avessi scoperto tutta la luce del grigio.

Mi sono fatta venire il mal di schiena: due giorni in ginocchio a dipingere una zoccolatura lungo il perimetro delle stanze. Il pittore incaricato, tutto compreso nella parte, si era fatto spiegare ben bene il lavoro.
“Si prenda col metro diciotto centimetri di altezza dal livello del pavimento, lo segni a matita sul muro e arrivi col pennello fin lì…”
“Ma… diciotto precisi?”
“E certo…”
Me ne sono andata per non stargli troppo addosso. Al mio rientro la visione è stata… mozzafiato. Una specie di merlatura da torre medievale si dipanava lungo il perimetro delle mie stanze. Sono rimasta senza parole.
“Mi dica solo come ha fatto a farlo con tutti quei su e giù…” ho sussurrato desolata e incredula.
“Signora, non è mica colpa mia se lei ha voluto che le mettessero questo vecchio pavimento… non c’è una piastrella uguale all’altra! Tutte storte… E così mi son dovuto prendere i diciotto centimetri una per una… Un lavoraccio, cosa crede?”

L’ho ringraziato e gli ho detto di non preoccuparsi per la seconda mano: avrei provveduto io. “Si vede, sa, che lei è di quelle signore bricolate: anche un’amica di mia moglie ha appena tinto la tavernetta da sola…”

Così ho infilato i guanti usa e getta, e passato due giorni a raddrizzare il suo lavoro. E quando gli occhi mi si incrociavano per la stanchezza (ma forse è peggiorato anche il mio astigmatismo…) cercavo tra una merlatura e l’altra di immaginare nemici medievali armati di frecce e di alabarde: ma non ne ho visto neanche uno… Solo un piccolo ragno, che si dev’essere accomodato in queste stanze da quando ho lasciato campo libero per ritirarmi di là dal cellophane, passava insolente tra una pennellata e l’altra.

Adesso ho due ginocchia color porpora, sottili mèches color piccione e minuscoli schizzi di vernice sui piedi (era finita l’acqua ragia…). Però mi sono guadagnata sul campo i galloni da “signora bricolata”…

 

P.S.: Dimenticavo: ho anche incenerito un mattarello in forno (ma non ho alcuna intenzione di dipingerlo di grigio ardesia…), e ho avuto un corpo a corpo con le fruste elettriche mentre preparavo una torta allo yogurt: il migliore dei miei maglioncini di cachemire ne è stato risucchiato e adesso ha due vistosi buchi sul davanti. Però la torta era semplicemente perfetta…

VELLUTATA DI PORRI E CAVOLFIORE

INGREDIENTI (per 4 persone)

cavolfiore: 1 di media grandezza (circa 900 gr, già pulito)
porri: 1 grande (circa 300 gr, già pulito)
patate: 1 (grande, media, piccola? … fate voi)
latte: un bicchiere
olio extra vergine di oliva: 2 cucchiai
pane raffermo: 1 fetta per commensale
pecorino piccante: 80 gr (o tutto quello che vi piace…)
granulare vegetale
sale e pepe

Mondate e lavate accuratamente il porro, tagliatelo a metà nel senso della lunghezza e poi a rondelle (anzi… a mezze rondelle), e mettetelo con due cucchiai d’olio in una pentola a bordi alti. Fatelo andare un paio di minuti a fuoco medio finché non inizia a diventare trasparente.

Nel frattempo lavate il cavolfiore e la patata e tagliateli a pezzi grossolanamente. Tenete da parte qualche cucchiaiata di porri stufati (vi serviranno per comporre i singoli piatti) e poi gettate nella pentola le altre verdure. Fatele saltare finché non vedete che rischiano di attaccarsi (e – ovviamente – non si devono attaccare…), poi irroratele con il latte e tanta acqua quanta serve a coprirle a filo.

Aggiungete il granulare vegetale e fate cuocere con il coperchio per circa 20 minuti (o finché le verdure non sono tenere).

Lavorate a crema con il minipimer, aggiustate di sale e pepe e tenete da parte fino al momento di servire (come quasi tutte le vellutate anche questa è migliore se preparata in anticipo).

Accendete il forno a 200°. Versate la zuppa in contenitori adatti alle alte temperature, ricoprite ogni porzione con una spolverata di pecorino, poi con una fetta di pane raffermo, e poi ancora con del pecorino. Terminate con una cucchiaiata di porri stufati e un po’ di pepe, e infornate nella parte alta del forno (o sotto il grill, se il vostro funziona…) finché non si forma una crosticina dorata in superficie.

Non vi sarà facile resistere alla tentazione di affondarci il cucchiaio appena la portate in tavola, ma sappiate che è quanto di più bollente possiate immaginare. Però, vale l’attesa…

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Pecorino vs gorgonzola
Per dirvela tutta, l’alternativa di una fettina di gorgonzola al posto del pecorino è tutt’altro che da trascurare: anzi… Ci ho provato il giorno dopo, quando la vellutata era ancora più densa (e la foto era già stata scattata…), e l’ho trovata buonissima. Naturalmente deve piacervi il gorgonzola…