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Oui, je suis Sabrine d'Aubergine....

… e questa sarei io, immortalata da un paio di autoscatti. A sinistra, al tavolino da bistrot della mia piccola cucina sui tetti: luce fredda e meravigliose brioches per colazioni senza sensi  di colpa, visto che piove quasi sempre! A destra invece, sul tavolone delle nostre cene di Capodanno con gli amici: altra casa piena di luce, ma qui c’è sempre il sole. Perciò in questo collage sono finalmente tutta intera… nel senso che la mia vita è perennemente in bilico tra due cucine e due città (diciamo anche tre), e due case vecchiotte e stortignaccole che sono il teatro delle mie avventure commestibili.

Ma poiché questo è un blog di cucina, sarà bene che vi dica subito un paio di cose, prima che andiate oltre. Non sono una foodblogger di professione, e non sono nemmeno “food obsessed”. Faccio un sacco di altre cose nella vita, e ho con il cibo un rapporto assolutamente tranquillo: non ho intolleranze, sono gioiosamente onnivora, e non appartengo a nessuna tribù alimentare. Ciononostante, in un giorno di primavera del 2009 ho spalancato il passavivande della mia cucina e ho aperto questo blog. Ufficialmente per avere sempre a portata di mano le ricette raccolte negli anni, ma sotto sotto per non perdere la memoria di tutti quegli accadimenti domestici che, una tessera dopo l’altra, disegnano il meraviglioso puzzle di una vita.

Così, se dovessi dare una definizione di me – per quel poco che le definizioni contano – direi che sono una vecchia ragazza innamorata del mondo e curiosa della varietà di sembianze che può assumere in cucina. Semplicemente perché tutte le cucine di somigliano, molto più della parte di mondo che le circonda. E perché ogni vicenda umana osservata da qui finisce per sembrarmi più autentica…

Convinta che stare ai fornelli sia un esercizio di creatività da praticare in assoluta leggerezza, cucino e scrivo senza mai prendermi troppo sul serio. Credo al potere terapeutico del pane fatto in casa e considero le briciole di torta come briciole di felicità. Adoro il cioccolato, il burro salato e tutte le verdure purché di stagione, ma il mio ingrediente segreto è l’ironia, che in dosi generose mi assiste in cucina e nella vita.
Non possiedo una lavastoviglie, una macchina per l’espresso né una macchina del pane, e l’unico coltello da cucina che sappia usare senza tagliarmi l’ho ereditato della prozia Gaetana (è quello mezzo storto che compare in molte foto). Quando ho bisogno di smaltire un’arrabbiatura mi metto a montare albumi a mano o impasto una brioche. Colleziono farine, vecchie posate scompagnate, e ricette che archivio in centinaia di foglietti spiegazzati stipati in una vecchia teiera di latta (speravo diminuissero col blog, e invece è successo il contrario…).
Non amo le ricette complicate e ho una predilezione per tutti gli spuntini, quei pasti facili che non sono solo merende e colazioni, ma possono diventare un brunch o una cena informale tra amici.
Mi piacciono tutte le cose che il tempo migliora: tovaglioli di lino, vini rossi di quelli tosti, mobili e oggetti con una patina autentica. Non fanno eccezione le facce: adoro le vecchie signore che non si spianano le rughe. Per lo stesso motivo mi ritrovo ad abitare case con almeno qualche secolo all’attivo, così accade di frequente che i miei post non profumino solo di pane e crostate ma anche di cere e trementina.

E se questo blog  è un inestricabile intreccio di storie e di ricette è perché è così che funziona per davvero la mia piccola cucina. Vivo gioiosamente questa sconsiderata dimensione parallela, tenendo la vita vera al solo riparo del mio “casato vegetariano”. E’ un velo lieve di riservatezza che mi ostino a tirarmi dietro, ma non è un filtro: diciamo che è la tenda leggera che mi consente di tenere aperta la finestra… Oltre la quale non sono affatto sola: ho un marito, che ormai tutti chiamiamo Monsieur d’Aubergine, e due figli, che da sempre chiamiamo il Piccolo Principe e Principessa.  Per la verità ci sarebbe anche un fantasma, al secolo (anzi, da secoli) Agostino, ma decidete voi se vi va di crederci oppure no.

Io continuerò a pensare in ogni caso che la vita sia la più straordinaria e avvincente delle sceneggiature immaginabili: anche nei suoi risvolti non commestibili…

Saluti e baci!

Sabrine