Vellutata di fagioli con finte caldarroste

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Vellutata di fagioli con castagne

Siete di quelli che amano il freddo polare, i cieli grigi e il té con il plaid? Beati voi, che trovate conforto anche in giornate come questa. Io, invece, la poesia della grisaille non riesco proprio a coglierla. E da quando un dermatologo mi ha spiegato che appartengo a un tipo umano che necessita di sole e d’inverno può cadere in depressione, ho anche una giustificazione scientifica alle mie lamentele meteo.

Come se il maltempo non bastasse, ho anche il riscaldamento fuori uso e mi attende uno di quei pomeriggi nefasti in compagnia del tecnico della caldaia, uno di quei tipini che entrano graziosamente in casa vostra in punta di piedi, non producono un granello di polvere e non vi lasciano neppure mezza ditata nera sul muro appena imbiancato.

Così, nel tentativo di far fronte con mezzi di fortuna alla congerie di disgrazie che si stanno abbattendo sul mio inizio di Febbraio, ieri sera ho tirato fuori dalla dispensa un pacchetto di fagioli del Purgatorio: piccolini, bianchi, quasi tondi, dall’aspetto delicato e inoffensivo. Dei fagioli educati e gentili, che mi dessero il necessario conforto in una giornata sulle barricate come questa.

Li ho rispettati nella loro semplicità, accompagnandoli soltanto a un po’ di aromi. E già il profumo che filtrava dal coperchio, accompagnato da quell’inconfondibile borbottio, mi ha riconciliato con la mia casa: mi può lasciare al freddo – mi ripetevo – ma non senza un pacchetto di fagioli…

Le castagne sono venute dopo. Lessate per accompagnare della carne, ho pensato che potessero fare da spalla ai fagioli, aggiungervi quel tocco in più di cui oggi, profondamente, necessito. “Insomma – mi son detta – se dev’essere inverno… che sia!”.

Così la mia vellutata, che altrimenti sarebbe stata un’altra delle mie zuppe da signorina, ha acquistato una grinta inattesa: e io con lei. Non solo sono perfettamente in grado di far fronte all’energumeno che si appaleserà al mio portone tra breve, ma sono passata, nel breve volgere di qualche cucchiaiata, dal Purgatorio al Paradiso.

E adesso, se permettete, vado a finire di mangiarmela prima che squilli il campanello…

Saluti e baci,

S.

VELLUTATA DI FAGIOLI CON FINTE CALDARROSTE

INGREDIENTI
(per 4 persone)

fagioli del Purgatorio: 250 gr
castagne secche: una trentina
carote: 2
scalogni: 3
porri: 1 (solo la parte bianca)
pomodori secchi: un paio
aglio: uno spicchio
rosmarino: un rametto
salvia: una ventina di foglie
alloro: qualche foglia
olio extra vergine di oliva (sceglietene uno non troppo forte)
granulare vegetale
sale e pepe

Mettete a bagno separatamente i fagioli e le castagne per almeno 12 ore (vuol dire che al massimo ce li tenete un pomeriggio in più, ma insomma… non fateli saponificare!).

Risciacquate i fagioli e metteteli in una pentola con le carote, gli scalogni e la parte bianca del porro mondati e fatti a grossi pezzi, i pomodori secchi, lo spicchio d’aglio intero schiacciato (e con la buccia) e una foglia di alloro. Aggiungete un cucchiaino di granulare vegetale e fate cuocere finché i fagioli non sono teneri.

Risciacquate le castagne, mettetele in un pentolino d’acqua con un paio di foglie di alloro e qualche grano di pepe (niente sale), e fatele lessare finché non sono tenere. Lasciatele nella loro acqua fino al momento di utilizzarle (altrimenti si seccano).

Quando i fagioli saranno teneri, eliminate l’aglio e la buccia dei pomodori secchi, e lavorate il resto al minipimer fino a ridurlo a una crema finissima. Aggiustate di sale e aggiungete del liquido solo se necessario: la vellutata dev’essere densa, se non volete fare la triste conta delle castagne affogate in fondo al piatto.

Sciacquate e asciugate qualche foglia di alloro, un rametto di rosmarino e un po’ di foglie di salvia. Tritate con la mezzaluna la salvia e il rosmarino, più fini che potete. Scaldate in un padellino antiaderente due cucchiai d’olio extra vergine di oliva (dal sapore delicato, che non prevarichi quello delle castagne) e fatevi saltare le castagne con le foglie intere di alloro e un paio di cucchiai di trito di salvia e rosmarino, finché non le vedete appena colorite.

Versate la vellutata nei piatti, guarnite con qualche castagna, del pepe macinato al momento e un filino d’olio buono… Va da sé che se riuscite a godervela con un bel bicchiere di vino rosso e senza idraulico alle calcagna l’effetto taumaturgico ne risulterà potenziato.

POSTILLE

Dei tempi di cottura
Quando si tratta di legumi secchi, parlare con esattezza di tempi di cottura equivale a dare i numeri… a vanvera.
Intanto, in questo caso, ci sono fagioli e fagioli. Poi c’è l’ammollo, che può durare qualche ora in più o in meno.
Infine la pentola: se siete dei puristi e utilizzate quella di coccio, vi ci vorranno anche un paio d’ore a fuoco lento; se invece avete una pentola a pressione, ve la cavate con molto meno e – detto tra noi – il risultato non cambierà granché. Io preferisco la prima soluzione, solo perché così posso controllare meglio il punto di cottura e perché adoro il borbottio di una pignatta ribollente di legumi. Per le castagne – che legumi non sono – vale lo stesso discorso, con la differenza che in genere richiedono un tempo di cottura inferiore. Anche qui, le castagne non sono tutte uguali: quelle che trovo al supermercato sono sassi, quelle che compro in una certa bancarella al mercato sono tenere e inizio a mangiarmele per strada…

Delle mie “creme da signorina”
Non sono quelle in vasetto, da spalmare su viso e collo per ben figurare fino a tarda età, ma delle zuppe che mi piace trasformare in vellutate con l’uso del mio amato minipimer. Così chiamate in famiglia per i loro colorini tenui, le decorazioni che non manco mai di aggiungere, la consistenza che andrebbe bene anche per un poppante da svezzare, e i sapori mai troppo decisi. A noi piacciono tanto, ma se avete a cena gli amici rugbisti del vostro fidanzato… magari è il caso che optiate per delle zuppe più robuste, o meglio ancora per una bella spaghettata. Comunque, per gli appassionati del genere, vi ricordo quelle già pubblicate: