Finalmente Natale! E una ghirlanda di pane…
“Ma secondo lei, dove li mett’io ‘sti Babb’e Nadal?!?” urla la portinaia dal penultimo piolo. Ha la divisa azzurra cosparsa di porporina, un paio di lunghe serpentine luccicanti a tracolla, e tra le mani un informe ammasso di peluche bianco e rosso, che solo ad una attenta osservazione si rivela per quello che è: una cordata di Babbi Natale, arrampicati a loro volta su delle scale a pioli. E’ evidente che siamo sull’orlo di una catastrofe: un’orda di barbuti in divisa di pannolenci e berretto col pon-pon sta per espugnare la portineria.
“Ma… quanti sono? Non ce n’era uno solo, di Babbo Natale?” chiedo, celando a fatica lo sgomento per quella moltiplicazione esponenziale.
“Quellollà era vecchiarello: s’era perso pure il pomponne! E dai cinesi questi vendono: dieci, venti euro…” risponde soddisfatta dell’acquisto.
E voi, a una che vi punta un paio d’occhi di pece dritti in faccia dall’alto di una scala, e tiene le mani sui fianchi come se stesse sfidando l’intero quartiere, ce l’avreste il coraggio di dire che i Babbi Natali dei cinesi sono una ciofeca? Io no… e lo ammetto: pura vigliaccheria. So bene che ci penserà qualcun altro, questione di ore. Basta che scenda la signora del secondo piano…
“Mi fido di lei. L’importante è che non ci faccia mancare il presepe…”
“Poooverine! Ma lei è proprio stanca, eh? Non lo vede che c’è già?!? Ci manca solo il Bambinello, ma quello mica uno lo mette quando gli pare…” e torna concentratissima alla sua occupazione stagionale preferita: trasformare la severa portineria in un emporio di gadget natalizi.
“I famigerati cinesi saranno in grado di inventarsi pure le cordate di Bambinelli?” mi chiedo mentre salgo per le scale. E me li vedo già, dieci alla volta che si tengono per mano, venduti in confezione con mangiatoia plurigemellare. Ma è un attimo: il profumo di burro dell’ultima sfornata di biscotti mi accoglie sulla porta. Mi riporta in un mondo nel quale ogni cosa ha il suo posto, da sempre: qui Babbo Natale è uno solo, le ghirlande si decorano con le bacche, le palline dell’albero sono tutte d’argento, molte vecchiotte e dunque un po’ meno luccicanti ma a noi piacciono lo stesso. Ci si veste tutti a festa, e qualche piccolo vezzo non si nega a nessuno… vecchi ritratti compresi.
E così – mi dico – ci siamo arrivati: adesso è per davvero “Finalmente Natale!”… E nella confusione di pacchetti, fiocchi, biglietti, valigie e biscotti al burro, lucine, buischi & bingitopi (traduzione in nota a fondo pagina), voglio trovare un momento per scrivere le cose che ho da dirvi.
Questo sarà per me un Natale bellissimo e speciale. Un Natale che ne racchiude tanti altri: i miei, quelli che ho messo tra le pagine dietro la copertina con ghirlanda che ormai ben conoscete, e i vostri, raccontati dalle foto e dai messaggi che mi arrivano ogni giorno. Mi è difficile spiegarlo – credo di aver bisogno di un po’ di tempo per capire il meccanismo – ma posso provarci raccontandovi che è una sensazione fatta di opposti: c’è il senso di intimità di un Natale in famiglia, tra le persone più care, ma anche l’idea di una condivisione grande, che abbatte i muri e azzera le distanze, e grazie alla quale è come se fossi invitata in tante case diverse, ma contemporaneamente (perché Natale non si può mica moltiplicare a piacimento come i Babb’e Nadal dei cinesi! Di Natale ce n’è uno, ed è per tutti nello stesso identico momento).
Penso a quanto tutto questo mi renda felice, e a come esattamente un anno fa, con un braccio appeso al collo e un progetto che pareva impossibile, mi dicevo “Però, se ci riuscissi, chissà che bello…”. Era il mio sogno (perché cos’è un progetto, se non un sogno che ci si sforza di realizzare?), e adesso è il mio Natale.
Così, quest’anno, la mia consueta sfida natalizia ha avuto un sapore un po’ diverso: ho impastato e atteso che il lievito facesse il suo lavoro, ma dentro di me pensavo che l’avevo già vinta. E il risultato non è quel libro con la ghirlanda in copertina, ma il meraviglioso puzzle di frammenti di vita vera che mi arrivano da voi. C’è la mail intensa di Marta, una ragazza tostissima che mi ha scritto “Grazie per tutte le “immagini” che ci hai regalato”. E se “immagini” l’ha messo tra virgolette è solo perché tra le caratteristiche che la rendono unica c’è quella di essere una ragazza non vedente (ve l’ho detto che è un tipo speciale…): il suo è il giudizio più lusinghiero che la mia scrittura potesse ricevere. Oppure la mail di Claudia, con allegata foto di un uccellino di vetro che in casa sua ha attraversato guerre e generazioni: ed è identico a quello di pag. 169…
Adesso ho centinaia di vostre foto da mettere nell’album dei ricordi (e mi perdonerete se lo farò con un po’ di calma), tantissimi messaggi che meritano una risposta, e un paio di valigie da fare. E questa non sarebbe una novità, dato che siamo una famiglia di seminomadi. La novità è che quest’anno saremo in volo, ma tutti assieme: come ai vecchi tempi. Con qualche new entry…
Così stanotte sarò tra le nuvole, mentre voi aprirete i regali sotto l’albero. E siccome dicono che da certe altezze si riesca a vedere tutto, o almeno molto di più, sappiate che non mi perderò lo spettacolo: pacchetti che si scartano, l’emozione di una dedica (spero di averle fatte tutte giuste, ho avuto committenti molto esigenti…), baci, abbracci, torroni e panettoni, nonni e vecchie zie, camini accesi, le carte e la tombola, le canzoni al pianoforte e le playlist di Spotify, amici che si abbracciano, ragazzi che si amano, maglioni con le renne… Natale, insomma. Come dev’essere e come tutti abbiamo bisogno che sia.
Io so già che mi commuoverò un po’, ma fingerò che sia l’aria dell’aereo e manterrò un contegno: anche perché indosserò un cerchietto con delle magnifiche corna da renna (è la sorpresa per Polpetta), e dunque il mio bonus di follia natalizia l’avrò già abbondantemente speso… Guarderò le stelle e penserò che lasciarsi andare alla tenerezza è bellissimo, oltre che da persone forti. E con tutta la forza del mio cuore vi augurerò un Natale pieno di sogni che si possano avverare.
Un libro di ricette è davvero poca cosa, si scrive pensando alle dosi e ai tempi di cottura, mica a chissà che… Ma ieri notte, rileggendo certe pagine per la prima volta dopo tanto tempo, mi sono accorta di un filo che lega le mie storie: è la convinzione che a Natale si possa e si debba, nonostante tutto, fare in modo di essere sereni.
Io atterrerò in tempo per la mezzanotte (è il bello degli aerei: a volte si viaggia contro il tempo), con la mia tribù di seminomadi, Polpetta addormentata e il cerchietto con le corna da renna. Respirerò l’aria gelida, mi infilerò i guanti, due giri di sciarpa intorno al collo, e penserò… finalmente Natale!
Quanto a voi, avrei da chiedervi un favore e spero non vi richieda troppo impegno: ovunque e con chiunque voi siate – sotto i cieli stellati di questo piccolo, bizzarro mondo – fate in modo di essere felici…
Saluti e baci (gelati e molto natalizi),
S.
P.S.: la cordata cinese di Babb’e Nadal è tutt’ora appesa in portineria. La signora del secondo piano è partita per “Brusselle”, dopo aver rivolto uno sdegnoso sguardo all’orda di barbuti col “pomponne”. Nella più totale assenza di controlli e supervisioni estetiche, si temono effetti speciali in occasione dell’arrivo dei “Remaggi”… e della Befana!
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POSTILLE
– Buischi e bingitopi: rispettivamente vischio e pungitopo, nello slang di Abu, il fioraio con il banchetto all’angolo della via.
– Grazie ad A.P. che ogni anno, da quando ha letto della mia avventura natalizia (che ora è anche in “Finalmente Natale!” nel racconto “La ragazza di Sarajevo”) impasta a distanza con me un lievitato. Non ci siamo mai incontrate: ci scambiamo le foto e gli auguri, con tanta emozione.
– Grazie a Corriere della Sera, TG4, RAI3 (Eat Parade), Elle Gourmet, Radio24, La Cucina Italiana, Esselunga, Sale & Pepe, Donna Moderna, Io Donna, Bel tempo si spera (TV2000), Casa&Design (laRepubblica.it), Oggi.it, Huffington Post, Chi, RadioLibri, Il Messaggero, per i servizi e le recensioni dedicate a “Finalmente Natale!”
LA GHIRLANDA DI PANE PER NATALE
INGREDIENTI
farina Manitoba: 250 gr
farina bianca 00: 250 gr
zucchero semolato: 2 cucchiai
sale fino: mezzo cucchiaino
latte: 200 ml
malto d’orzo: 3 cucchiai
lievito di birra: un cubetto (25 gr)
uova: 2 (tenete da parte 1 albume per la finitura)
burro: 50 gr (morbido)
Mettete in una grande ciotola le farine, lo zucchero e il sale, mescolate bene con una frusta a mano e fate una fossetta al centro.
Fate intiepidire il latte (temperatura corporea), aggiungetevi 1 cucchiaio di malto d’orzo, il lievito di birra sbriciolato e 3 cucchiai del mix di farine. Mescolate bene finché il lievito non è sciolto e lasciate riposare per circa un quarto d’ora, finché non raddoppia di volume e diventa una schiuma compatta.
Nel frattempo rompete le uova (tenendo da parte un albume, che vi servirò per la finitura) e sbattetele leggermente con 2 cucchiai di malto d’orzo.
Rovesciate il liquido con il lievito nella ciotola delle farine, aggiungete il mix di uova e malto e mescolate con un cucchiaio. Quando avrete degli straccetti di impasto, iniziare a lavorare a mano dentro la ciotola, finché non avrete una palla.
Poi rovesciate l’impasto sul piano di lavoro e dategli 10-12 torciture, ungendo generosamente il piano di burro tra una e l’altra. Allungatelo ben bene, e fate in modo di incorporare tutto il burro durante la lavorazione (ungete sempre il piano di lavoro e le vostre mani).
Rimettetelo nella ciotola pulita e unta di burro, sigillate con la pellicola, e lasciate riposare in un luogo riparato finché non raddoppia di volume (ci vorrà da un’ora a un’ora e mezza).
Accendete il forno a 220°C.
Rivestite di carta forno il fondo di uno stampo da torta con cerniera amovibile di circa 20 cm di diametro, e ungete di burro le pareti.
Trasferite l’impasto sul piano di lavoro e dividetelo in quattro parti: copritene tre con la ciotola rovesciata, e stendete l’altra col matterello fino ad uno spessore di circa 1 cm: dovete riuscire a ricavarne quattro cerchi di 10 cm di diametro (potete usare un tagliapasta, o una ciotola).
Sovrapponete leggermente i cerchi di pasta (poggiandoli a metà del cerchio precedente), poi arrotolate a partire dall’ultimo cerchio, tirandovi dietro tutti gli altri (immaginate che la sequenza di cerchi sovrapposti sia un tutt’uno, arrotolatela su sé stessa dall’ultimo cerchio verso il primo): otterrete una specie di involtino.
Procedete così per gli altri tre pezzi di impasto. Alla fine avrete quattro “involtini”: tagliateli a metà, nel senso della larghezza, e disponeteli con la parte tagliata verso il fondo dello stampo, formando un cerchio.
Mettete un recipiente che regga il calore al centro dello stampo (io ho usato uno stampo da créme caramel), per far sì che la ghirlanda mantenga la sua forma. Lasciate lievitare per una ventina di minuti.
Spennellate leggermente la ghirlanda con l’albume diluito con 2 cucchiai d’acqua, e infornatela per circa 20 minuti (o finché non la vedete ben dorata: quella della foto è stata vittima di una telefonata della nonna… e si è scurita troppo sulle cime!).
Sfornatela, lasciatela raffreddare prima di sformarla, e poi infiocchettatela a dovere. Avrà funzione semplicemente decorativa, oppure anche commestibile: è un semplice pane, che si accompagna a cose dolci o salate, e che di speciale ha la forma (e la consistenza soffice). Spetta a voi regalargli la personalità che l’occasione richiede…
Ingredienti: burro-burro salato • farina bianca 0 e 00 • farina Manitoba • latte • lievito di birra • malto d'orzo • sale fino • uova • zucchero semolato
Bello trovare un tuo nuovo racconto la mattina di Natale! Bello conoscere Polpetta! Chissà che carina…Ti auguro buone.feste e torna quando vuoi ma prima possibile, dobbiamo cuciggere! (cucinare e leggere)
Cara Katrine,
rispondo a questo tuo commento a più di un mese di distanza, anche se l’ho letto (con un sorriso…) a tempo debito. Ma siccome i “grazie” non vanno in prescrizione, eccomi qua: con l’augurio di un anno pieno di storie e di ricette… da “cuciggere”! Divertendoci insieme… A presto!
Lo spero! (Ma perché manca un commento dal conteggio??)
Non ne ho la minima idea! Io non ho filtri di alcun genere, se non l’anti-spam: qui i commenti sono tutti benvenuti! Saluti e baci!
Natale è passato. Io ho scartato e letto il tuo libro.è il secondo ed ho provato solo una delle tue bellissime ricette.perche la verità è che io adoro i tuoi racconti , mimetizzati tra le ricette. Amo la tua delicatezza e la tua naturale poesia e le foto splendide che mi fanno sognare di case accoglienti e famiglie armoniose. Le ricette e il cibo solo un pretesto per trasmettere amore.e tu ci riesci, a Natale e anche dopo. Buone feste signora dei racconti 🙂
Sabrine,
Il tuo bel libro è stato il mio autoregalo di Natale 2016. Letto nel silenzio della mia cucina, con una tazzona di fumante caffè e al più le musichette natalizie di sottofondo. Grazie dei tuoi ricordi e di averci fatto partecipi delle ricette che hai amato. Tra le tante… Ho appena fatto i cetrioli marinati e li ho messi al freddo sulla finestra: se forse non saranno prontissimi per il cenone domestico di questa sera (ma tanto già so, la curiosità ci prenderà la mano e li assaggeremo comunque), lo saranno per certo per inaugurare l’anno nel pranzo di domani.
Che sia un 2017 che possa regalarci qualche sorpresa, e che sia bella, e qualche bel sorriso.
Un affettuoso abbraccio.
Mi sono appena accorta (in ritardo) che sei stata menzionata anche su Natural Style di dicembre a pag 129 🙂 ma sicuramente lo sapevi già…
Cara Katrine,
e no che non lo sapevo! Perché come ben sanno i miei amici di tastiera e di fornelli, io sono una molto disattenta a questo genere di cose… E forse sarà per un senso di protezione, che sono proprio loro a segnalarmi articoli e recensioni! Insomma: grazie, per il pensiero gentile e per la comunicazione. Che mi è giunta in tempo reale, anche se la mia risposta si è fatta attendere… Un caro saluto!
Ho appena finito di leggere i tuoi libri. Me li sono autoregalati per Natale, ma fra ospiti, cucina e confusione non ero ancora riuscita a ritagliarmi un angolino per dedicarlo alla lettura sul mio divano preferito. Strano, ma ti sto conoscendo attraverso loro, e per la prima volta vedo il tuo blog. Non voglio annoiarti con complimenti ecc., ma sono conosciuta per essere diretta, anche troppo…
Mi hai folgorato! E non per le ricette, per far sembrare semplice anche ciò che facile non è, ma per il tuo modo di raccontare e raccontarti.
Penso che sarai un esempio per tanti, sicuramente lo sarai per me. Grazie e buon anno !
Sabrine sono felice! Ho appena ritirato il tuo libro e non sono riuscita a sfogliarlo tutto, velocemente, come faccio con tutti i nuovi libri di cucina: le tue parole del primo racconto mi hanno letteralmente rapita. Emozioni, una dopo altra, nel leggere i tuoi racconti d’infanzia, snocciolate con levità e dolce umorismo…. Grazie per questo libro meraviglioso… sarà una continua gioia leggerlo. E sfogliarlo, se ci riuscirò! Ti abbraccio, con affetto!
Cara Angela,
grazie per aver deciso di ospitare “Finalmente Natale!” a casa tua, e per avergli riservato una simile accoglienza! Per me quelle pagine sono come un tappeto volante, capace di trasportarmi nelle case di tante persone, tanti lettori che mi piace considerare come amici, a spasso tra le pagine e in questa mia piccola cucina. Spero che i racconti ti facciano compagnia, e che qualche ricetta possa prima o poi prendere forma, anche a feste concluse. Perché, come dico sempre io, finito il Natale ci resta pur sempre l’inverno! perciò, se ti servisse una mano per qualche spiegazione aggiuntiva, io sono qua… Un caro abbraccio!
Ciao! Volevo farti i complimenti per il blog perchè è fantastico! Mi hanno regalato il tuo libro per Natale e oggi ho provato a fare una prima ricetta. Premesso che sono una totale frana in cucina (anche se mi impegno parecchio, lo giuro!) ma tu volevo chiedere una cosa: nella ricetta “Una ghirlanda di brioche”, perchè l’impasto mi rimane appiccicosissimo? Ho provato con il burro ma…diciamo che comunque metà impasto è rimasto spiaccicato sul piano di lavoro (no, ok…metà no…ma un po’ sì). Ammetto di essere una frana ma vorrei migliorarmi, così ti chiedo consigli/aiuto/sos 🙂
Grazie mille!
Ciao ciao
Chiara
Cara Chiara,
innanzitutto grazie per il commento e per la bella notizia: sapere che “Finalmente Natale!” è anche da te mi fa felice! E poco importa che tu sia “una totale frana in cucina”: qui di chef professionisti non ce n’è… solo gente con tanta voglia di divertirsi stando ai fornelli, o con le mani sprofondate in un impasto! E dunque, veniamo al caso tuo. Diciamo che – per essere una che non è propriamente a proprio agio tra le nuvole di farina – ti sei scelta una ricetta non facilissima… scelta un tantino temeraria ma comprensibile, dato che la ghirlanda è di grande effetto!
Ma siccome ci tengo a che le mie ricette riescano anche nelle cucine degli altri, e poi le “frane” e i principianti mi sono ben più simpatici dei grandi esperti, cerchiamo di capire cosa può essere successo e come poter ovviare.
1. L’impasto di una brioche è sempre un tantino appiccicoso (sennò addio brioche soffice!), e anche per questo è importante pesare scrupolosamente gli ingredienti: sicura di non aver esagerato con i liquidi? O di non aver lesinato la farina?
2. Come descritto al punto 4 della ricetta, quando un impasto è molto appiccicoso, una sosta di 5-10 minuti sotto la ciotola capovolta (sul piano di lavoro imburrato) contribuisce a renderlo più docile. Regalagli questa “pausa di riflessione” prima di iniziare ad impastarlo sul piano di lavoro (e dopo averlo inizialmente lavorato dentro la ciotola, con la tecnica spiegata al punto 3).
3. Ungersi le mani di burro, utilizzandolo proprio come fosse una saponetta, rende “afferrabile” qualsiasi impasto, anche il più disubbidiente! Naturalmente il burro va generosamente ripassato sulle mani e sul piano di lavoro non appena l’impasto ricomincia ad appiccicarsi…
4. Man mano che la lavorazione procede, l’impasto tende a diventare più elastico e docile: dunque, si tratta solo di non mollare e di andare avanti con pazienza!
Spero di esserti stata utile, e se così non fosse (o se non lo fosse a sufficienza) scrivimi ancora senza problemi: i miei libri hanno l’assistenza-ricette incorporata, dunque… io sono qui! 🙂
Ma vorrei rassicurarti: nessuno è “una frana in cucina” per definizione. Tutto si può imparare, basta seguire le istruzioni (proprio come per i mobili in kit) e… divertirsi! I lievitati danno grandi soddisfazioni: si tratta di giocare a intrappolare l’aria, come quando si fa volare un aquilone. Ma se ci pensi bene, anche per far volare un aquilone ci vuole un po’ di pratica… Perciò questo è il mio invito: riprovaci, magari dandoti come obiettivo la realizzazione di una brioche dalla forma più semplice. E non ho dubbi che il tuo aquilone spiccherà il volo… 😉
Un abbraccio!
Grazie mille per i consigli, sei gentillissima! ci proverò sicuramente e ti farò sapere!
🙂 🙂 😀
Dico la verità, quando ho scoperto questo blog mi sono innamorata come le altre dei tuoi racconti e credo di averli letti tutti, ho comperato l’ultimo.libro e già guardavo al primo ma quest’assenza lunghissima da queste pagine mi ha fatto passare l’entusiasmo….non hai.più voglia di portare avanti il blog? Che peccato che sia finita l’ispirazione proprio ora…
Io passo tutti i giorni a quest’ora nella speranza di un nuovo post… 🙁
No ma…..non è normale questa cosa….non si può attendere tanto a lungo per un nuovo post….
Salve Sabrine, i tuoi racconti e il tuo stile in generale sono ogni volta un’iniezione di grazia e leggerezza.
Una domanda: dove posso trovare quelle bellissime scatoline di cartone con coperchio che si vedono in una foto di questo post?
Grazie!
che bella recetta ! 🙂
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