Zuppa fredda di yogurt, menta e cetrioli

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zuppa di yogurt, menta e cetrioli

Viva e vegeta: non è che fosse così scontato, date le circostanze. Che – come spesso accade a queste mie scriteriate latitudini – sono circostanze assai poco definite. Apparterrebbero – per questioni puramente stagionali – al genere “vacanze”, ma datosi che il teatro in cui si rappresentano è per metà una casa e per metà ancora un po’ un cantiere, andrebbero a pieno diritto classificate come “lavoro”.

Ora, il lavoro – per sua intima natura – sarebbe qualche cosa che uno fa essendoci un altro che lo retribuisce: ma vi assicuro che non si è trattato del mio caso. Non ho incassato un centesimo.
Per la verità, se solo gli operai si fossero regolarmente presentati sarei stata ben felice di pagare il conto e limitarmi all’organizzazione (ormai mi riconoscono perfino come capomastro e non si sentono più in imbarazzo per il fatto che sono una signora), ma qui le logiche dell’economia di mercato sono come un orso polare abbronzato a Ferragosto: un nonsense.

Mi spiego. Poniamo che abbiate preso un aereo (anzi due, se avete perso il volo per colpa di un tassista) per arrivare alla data convenuta, che abbiate noleggiato una costosa scala aerea per il montaggio di certe persiane, che non vi siate nemmeno potuti fare una doccia perché l’amministratore si è dimenticato di pagare la bolletta e hanno staccato l’acqua al palazzo (solo qui, lo so, ed è la seconda volta in tre mesi…), e che nonostante ciò siate sull’attenti alle otto di mattina pronti a ricevere i montatori. Che succede? Ve lo dico io.
Uno ha dimenticato il trapano e le viti. Il secondo è fuori uso perché ha il cane moribondo e la fidanzata si premura di dettargli un bollettino veterinario ogni mezz’ora al cellulare, mentre lui è sospeso a venti metri da terra. Il terzo, che dovrebbe interagire con il primo ma non può farlo finché non arriva l’occorrente, se ne va dopo due ore perché ha due vitelli da arrostire per l’indomani (del resto è un’autentica emergenza: la festa dei muratori del suo paese).

Capirete come dopo una prima puntata di siffatto tenore, la sottoscritta abbia deciso di procedere con mezzi propri. Dopo essersi premurata che le persiane fossero al loro posto, naturalmente.

Sono iniziate così settimane di intensa attività, durante le quali la premiata ditta “d’Aubergine & d’Aubergine” ha definitivamente cambiato faccia a queste stanze. E non v’illuda quel cognome ripetuto: di Madame ce n’è una sola, solo che all’occorrenza può trasformarsi nel suo doppio, passando dagli utensili di cucina a quelli di tutt’altro genere.
Essere a un passo dalla fine e non riuscire a vedere il risultato stava diventando frustrante. E poi il Piccolo Principe aveva iniziato a chiamarmi “Cheope” – avete presente? quello della piramide costata vent’anni di lavori – e questo era davvero insopportabile (uno si sforza di trasferire ai propri figli un po’ di sano umorismo e si ritrova a fare i conti con cose del genere…).

E allora, a ritmi da navigato cottimista, ho marciato dritta verso l’obiettivo. Armata di pennelli, martello e cacciavite, ordinatamente disposti su uno strofinaccio da cucina come i ferri del chirurgo in sala operatoria, ho combattuto la mia guerra contro le finiture lasciate a metà: e ho avuto ragione del nemico.

Metri e metri di zoccolature dipinte sul muro (ormai le traccio a mano libera, Monsieur d’Aubergine mi chiama “Giotto”, il che suona un po’ come una presa in giro ma è sempre meglio di “Cheope”…), innumerevoli ritocchi a calce (ho imparato a frullarla come fosse l’impasto di una torta: il colore riprende vita e la pennellata è indistinguibile dal resto), dieci porte e relativi stipiti spennellati ripetutamente come polli prima di finire in forno finché non sono venuti del colore giusto (che non è quello dell’arrosto, ma un grigio con dentro un po’ di verde, d’ocra e di violetto che fa da sfondo a certe maniglie provenienti dagli smantellamenti brussellesi del mio fornitore Hamed).

Sono state faticose, solitarie, fantastiche giornate di lavori manuali, capaci di liberare la testa persino al più appassionato frequentatore di psico-consulenti. Poca spiaggia, solo una torta di quelle che i bambini mi chiedono appena mi vedono arrivare, e Monsieur d’Aubergine un po’ arrabbiato (“Mi chiederanno se ci stiamo separando, visto che arrivo tutti i giorni da solo…” “E tu lascia che pettegolino un po’. Così poi si chiederanno come abbiamo fatto a riconciliarci!”). Ho faticato a spiegargli che non c’erano molte alternative – qui, ad agosto – se volevamo finalmente dichiarare aperta anche questa casa.

Perché a volte, nella vita, la soluzione sta nel lasciare che strade apparentemente lontanissime s’incontrino: come la via per le vacanze e quella del lavoro. O i miei percorsi, che si snodano altalenanti a suon di curve e dislivelli senza preavviso, e i suoi, che si distendono con infallibile regolarità.

Così è successo anche per questa crema di cetrioli: un divertissement che potete spacciare per un primo (se invitate le amiche a dieta) o un cicchetto da sorbire come entrée. E’ una di quelle cose per le quali non dovete nemmeno accendere i fornelli, e che potete preparare il giorno prima se siete impegnati a disegnare zoccolature a mano libera a colpi di pennello. Funziona persino da aperitivo, se ci infilate una cannuccia, intanto che mostrate con orgoglio all’altra metà degli adulti di casa vostra, di ritorno dal mare, come avete impiegato la giornata.

zuppa di yogurt, menta e cetrioli

“E questo che colore è?” chiede Monsieur d’Aubergine ammirando la zoccolatura ancora fresca.
“Un mix che ho fatto io: ho mescolato un taupe e un gris souris…”
“Un’arca di Noè di roditori… Ma a te non facevano impressione i topi?”
“Certo, ma avresti una definizione alternativa?”
“Hmm… pigeon?”
“Ma se mi fanno impressione anche i piccioni!” dico scacciandone un paio dai miei gelsomini mentre gli metto in mano il suo bicchiere.
Lo osservo alzare sospettoso il sopracciglio: “E’ un frullato?”
“Zuppa di cetrioli e menta.”
Esplora con la cannuccia in superficie. “E questi?”
“Fiori di cetriolo…”
“… Li hai fatti tu?!?”
“Non penserai che esistano in natura. Sono come il colore della zoccolatura: una mia invenzione.”
“Però… sembrano pastiglie croccanti… Dài, domani vienitene al mare…”

Guardo il sole che tramonta e non ho dubbi: non ci saranno altri lavori creativi a tenermi lontana da quell’acqua color smeraldo. Ma potrebbe anche essere turchese. O grigio-verde con sfumature d’argento, come le foglie della lavanda e dell’ulivo.
In ogni caso gelida e trasparente come i cubetti di ghiaccio che ho dimenticato in frigo…

Post scriptum
L’idea che questa zuppa di yogurt e cetrioli dovesse essere servita quanto più ghiacciata possibile ha continuato a frullarmi in testa (dopo tutto questo frullare, ci sta…) fino a che, presa da irrefrenabile impulso polare, ne ho rovesciata un po’ in uno stampo per ghiaccioli. Beh, sappiatelo: si può fare. Per i neofiti del genere, l’autrice precisa che il pentolino era pieno d’acqua fredda, il sistema migliore per estrarre ghiaccioli dallo stampo con una silhouette degna di Vogue. Giusto perché nessuno pensi che vanno cotti a bagnomaria…

ghiaccioli di yogurt e cetrioli

ZUPPA FREDDA DI YOGURT, MENTA E CETRIOLI

INGREDIENTI

cetrioli: 3 grandi
scalogni: 2 medi o 3 piccoli
aglio: 1 spicchio (che non sia vecchio, per carità…)
menta fresca: 3/4 di una vaschetta (o 3-4 cucchiai di foglie spezzettate)
yogurt greco: 300 gr (intero, il migliore che trovate)
sale
pepe nero macinato fresco
olio extra-vergine di oliva

Sciacquate i cetrioli, eliminate le estremità e privateli della buccia cercando di toglierne uno strato sottile (altrimenti vi potete scordare quel delizioso colore verdolino che la menta da sola non garantisce…). Tagliateli in quattro spicchi nel senso della lunghezza, privateli dei semi e fateli a cubetti.

Mondate l’aglio e gli scalogni e tagliate anche questi a cubetti (gli scalogni, per l’aglio regolatevi). Sciacquate le foglie di menta, strizzatele e strappatele grossolanamente con le mani.

Mettete nel bicchierone del minipimer aglio, scalogni e cetrioli, aggiungete un paio di cucchiai di yogurt e iniziate a lavorare. Vi sembrerà impossibile, all’inizio, riuscirci senza aggiungere liquidi, ma abbiate fede: appena i cetrioli iniziano a disfarsi di liquido ce ne sarà più che abbastanza.

Lavorate per almeno un paio di minuti e poi aggiungete la menta ben strizzata e continuate l’opera. Aggiungete il resto dello yogurt solo alla fine, aggiustate di sale e aspettate qualche minuto prima di decidere se ne serve altro (il sale nei composti freddi è infido e ingannatore: sembra sempre poco e quando smettete di aggiungerne è già troppo…).

A questo punto avete davanti a voi due strade (come quasi sempre nella vita), ed entrambe sono tranquillamente percorribili (il che nella vita raramente avviene).

Piano A (riservato ad occasioni “da signorina”): passate la crema al colino (uno di quelli a maglie fini non quello del bollito…) aiutandovi con un cucchiaio. Ci metterete un po’, ma il risultato sarà una crema fine come quella della foto.

Piano B (se avete fretta, o un fidanzato di quelli che non si accorgerebbero della differenza): evitate di sporcare colino e cucchiaio e passate oltre.

Mettete la crema in frigorifero per qualche ora (sigillandola bene perché non prenda l’odore di quel melone un po’ andato che non riuscite a rifilare a nessuno). Al momento di servirla irroratela con un filo d’olio buono e aggiungete un po’ di pepe macinato al momento.

Se avete un residuo pezzetto di cetriolo utilizzatelo per decorare la zuppa. Opzioni disponibili: 2.

Se avete optato per il piano B, tagliatelo a dadini: andrà benissimo.

Se invece siete alle prese con il piano A, e magari sta arrivando quell’insopportabile fidanzata del vostro amico che prendereste volentieri a calci sotto il tavolo (lei, non il vostro amico…), scegliete la strategia “mettete dei fiori nei vostri cannoni”: affettate sottilmente il cetriolo, recuperate uno stampino per biscotti e datevi da fare. I fiori disseminati sulla zuppa mettono di buonumore chiunque (anche voi, mentre li fate). Il che rende questa soluzione adattabile anche al piano B.

Del resto, nella vita, anche le strade più distanti finiscono a volte per intrecciarsi…

POSTILLE

Dosi
Quelle indicate sono per 2 persone se la mangiate come primo, o per 6 se la servite come entrée.

Materie prime
Non ci sarebbe bisogno di ripeterlo, ma tant’è: i piatti semplici hanno bisogno d materie prime eccellenti. Altrimenti, meglio ripiegare su qualcos’altro. Nel caso di specie sono necessari cetrioli freschissimi e profumati (lievemente profumati… di cetriolo), scalogni e aglio in giovane età (l’aglio vecchio è insopportabile!), menta tosta e frizzante (niente foglie ammosciate). Quanto allo yogurt, cercate di evitare quelle vaschette che paiono piene di stucco per muro: possono andar bene al massimo per i miei ritocchi alle pareti…