Mini brioches alla granella di zucchero

Briochine alla granella di zuccheroBriochine alla granella di zucchero http://www.fragoleamerenda.it/author/sabrine/

Briochine alla granella di zucchero

Non c’è rito consolatorio che mi conforti quanto una sessione di panificazione casalinga. Quale che sia la causa del mio malcontento, un impasto che lievita ha su di me un effetto taumaturgico: dimentico le arrabbiature, sbrigo il lavoro arretrato, sopporto con serafici sorrisi avversità quali la raccolta dei calzini in giro per casa. Riesco persino a non farmi andare di traverso giornate come queste, di pioggia ininterrotta che verrebbe da costruirsi un’arca, raccoglier su tutto lo zoo del vicinato – che vi assicuro è vario e numeroso… – e salpare per le vie della città trasformate in canali, come Noé in attesa che cessi il diluvio.

E di flagelli biblici ce ne dobbiamo meritare perché, come se non bastasse, la città è sotto assedio causa acquisti. Così se una ha bisogno di due palle di Natale e ha la malaugurata idea di andarle a cercare al grande magazzino dietro casa, si trova intrappolata in una bolgia da girone dantesco.

Se si entra non c’è scampo: bisogna aspettare che il flusso dei dannati dello shopping ci risucchi verso il reparto addobbi, passando prima per quello profumeria (effluvi da svenimento, ma per fortuna non c’è spazio per cadere), poi per quello biancheria intima (è di moda il rosso, condito da strass e da tanti di quei lacci che se una non ha una cameriera personale inizia a prepararsi per Capodanno e finisce di allacciarsi il 6 gennaio), e infine per quello calzature (rassegnatevi a girare con gli alluci di fuori, anche se vi comprate degli stivali ascellari da d’Artagnan).

Sto lì – un tempo interminabile, schiacciata tra capigliature odorose di lacca e signorine col barboncino profumato alla vaniglia dentro la tracolla di Gucci – e sopravvivo immaginando i verdi abeti sintetici, le lucine chiare, le palle d’oro e d’argento, i finti pacchetti con i nastri scozzesi…

Se non che, già da lontano c’è qualcosa di stonato nei bagliori: l’arrivo al reparto è uno shock. Quest’anno alberi bianchi, decorati con palle violette ricoperte di enormi strass. Scordatevi pigne, ghirlande di cannella, vischio, bacche rosse. Non ce n’é traccia: sostituiti da voluttuose orchidee di vellutino fosforescente fucsia, o da variopinte infiorescenze tropicali comprensive di colibrì. Interi scaffali di pappagalli e farfalle di piume vere (una strage di pennuti che neanche l’apertura della caccia…).

“Scusi, cerco delle palle argentate semplici… sa quelle di vetro, di una volta?” Il commesso inarca un paio di sopracciglia depilate e mi indica un angolo con malcelata compassione: “L’argento è tutto lì: veda un po’ lei…”
“L’argento”, come lo chiama lui, è una serie di palle di lamé, di cuori piumati, e persino di trombette di plastica lastricate di strass. Giro i tacchi, rientro nel girone dei dannati in senso inverso e mi lascio condurre all’uscita.

Torno a casa fradicia, puzzolente di lacca (la detesto), e con un fermo convincimento: con le palle di Natale quest’anno ho chiuso. Entro in cucina, tiro fuori il mio cubetto di lievito e decido che me le faccio io le palline di Natale. E non di vetro argentato… ma di pasta brioche. Quando le sforno, persino il diluvio fa una pausa ed esce un raggio di sole. L’ho sempre detto io che il lievito ha un potere taumaturgico…

Saluti e baci (argentati),

S.

MINI BRIOCHES ALLA GRANELLA DI ZUCCHERO

INGREDIENTI

farina Manitoba: 600 gr
zucchero semolato fine: 100 gr
burro salato: 60 gr
latte: 200 ml
uova: 1
arance biologiche: 1
lievito di birra: 25 gr (un cubetto)
zucchero in granella

Fate intiepidire il latte con 2 cucchiai di zucchero, sbriciolatevi il lievito mescolando bene finchè non si dissolve completamente e lasciate riposare 5-10 minuti finchè non si forma una bella schiuma.

Nel frattempo setacciate la farina, mettetela in una grande ciotola e fate una fossetta al centro. Fate fondere dolcemente il burro, e scioglietevi il resto dello zucchero. Sbattete l’uovo in una ciotolina e grattugiate la buccia dell’arancia.

Quando il lievito avrà formato una schiuma compatta, mescolatelo velocemente e versatelo nella fossetta sbattendo con un cucchiaio per incorporare la farina poco alla volta. Continuate a sbattere mentre aggiungete la buccia d’arancia, il burro zuccherato e l’uovo (tranne un paio di cucchiaini che terrete da parte) e tanta acqua tiepida quanta ne serve a formare un impasto sodo e compatto (vale la solita regola: dovete riuscire a lavorarlo senza che vi si appiccichi alle mani).

Rovesciatelo sul piano di lavoro e lavoratelo per una decina di minuti, effettuando 8-9 torciture.

Rimettete l’impasto nella ciotola (che avrete nel frattempo lavato e asciugato), ungetelo uniformemente con un cucchiaino d’olio, schiacciatelo un po’ con il palmo della mano e sigillate ermeticamente con la pellicola. Lasciatelo lievitare in un luogo riparato finché non raddoppia di volume (ci vorrà circa un’ora e mezza).

Quando l’impasto sarà pronto accendete il forno a 220°, poi rovesciatelo sul piano di lavoro (… l’impasto, non il forno), sgonfiatelo con la mano senza rilavorarlo e tagliatene tanti pezzetti con i quali formerete delle palline di 3-4 cm di diametro.

Disponete i panini su una teglia per biscotti rivestita di carta forno, distanziandoli tra loro. Spennellateli con il resto dell’uovo a cui avrete aggiunto altrettanto latte e cospargeteli di granella di zucchero schiacciando delicatamente con le dita per farla aderire.

Fateli lievitare per un quarto d’ora (sempre in un luogo tiepido, al riparo da correnti) e infornateli per 5-7 minuti o finchè non sono appena appena dorati: non cuoceteli troppo, altrimenti diventano duri.