La torta di mele dello zio Ettore

http://www.fragoleamerenda.it/author/sabrine/

La torta di mele senza burro dello Zio Ettore

Tra le tante meravigliose cose che mi accadono da quando esiste questo blog, ci sono le mail che ricevo da gente sconosciuta. Sono persone che non appartengono al mondo dei foodbloggers e che – per i motivi più vari – un giorno si siedono davanti al computer e mi scrivono. Conservo le loro lettere (lo so, non sono scritte su fogli di carta, ma per me valgono come se lo fossero…) in un’apposita cartella, e ogni tanto le rileggo: trasudano umanità, di qualunque cosa trattino.

C’è un’adolescente di rara intelligenza che ha iniziato a scrivermi per chiedermi quanti panini alle ciliegie venissero con le dosi della mia ricetta, e ha finito un anno dopo per parlarmi dei suoi progetti di studio e suggerirmi chi votare alle elezioni (M. sei deliziosa…). Ricevo foto meravigliose di bambini addormentati con un mio biscotto in mano, di nonne che cucinano con i nipoti, di papà alle prese con i ghiaccioli allo yogurt e relativi bastoncini, di brioche al pecorino sfornate a forma di lumaca. Davanti a tutto questo provo un’immensa gratitudine: perché amo la vita, e la gente nella sua varietà. E perché quando qualcuno mi racconta di sé è un po’ come se fosse davvero in casa mia, come un amico con il quale mi siedo in cucina e mi prendo un caffé…

Una settimana fa ricevo questa lettera (lo so, era una mail ma rassegnatevi…):”Buongiorno, ho appena visitato il suo sito, velocemente. Mi ripropongo di guardarlo con più attenzione. Intanto Le mando la ricetta, avuta da uno zio paterno dei miei figli, bolognese, che si chiamava Ettore, ora in cielo e immagino lieto del successo che si tramanda!”

La ricetta era preceduta da un titolo, in stampato, che recitava: “TORTA DI MELE AUGUSTA SUBLIME”. Non ho resistito. Perciò mi scuserete, ma da qui in poi passo al corsivo.

“Gentile signor Ettore,
le sarà forse giunta voce che la mamma dei suoi nipoti mi ha fatto avere la ricetta della sua Torta di mele. Il fatto che fosse senza burro e che le mele fossero così tante me l’ha resa subito simpatica: e l’ho provata. Non so se lei avrebbe approvato l’uso della frusta a mano per lavorare l’impasto, e forse non mi avrebbe fatto passare un paio di renette un po’ “fané” (il mio fruttivendolo non ne aveva di più croccanti…). Ma resta il fatto che la sua torta ha già allietato un paio di nostre merende e altrettanti dopocena: da quando l’ho scoperta, non riesco più a smettere di farla. Indipendentemente dal nome, è semplicemente “sublime”…

Per questo volevo che lei sapesse quanto le siamo grati: per la ricetta, che dalla cucina dei suoi nipoti è finita anche nella mia, e per la sua determinazione nel volermela far recapitare. Immagino abbia avuto delle difficoltà (non è un tragitto che conosco, ma mi risulta che i collegamenti non siano dei più agevoli…), ma credo ne sia valsa la pena. Questo piccola cucina è un affollato crocevia di gente che ama cucinare: credo che la sua torta di mele sia solo all’inizio di un lunghissimo viaggio… Per noi, da qui, non sarà facile seguirne le tracce, ma ho ragione di credere che lei, data la visuale di cui gode, potrà farlo agevolmente: ed esserne felice.

Sappia che la penso con simpatia ogni volta che affetto le mele. E spero non le suoni irriguardoso quel mio chiamarla “zio Ettore” pur non essendo sua nipote. Lo consideri un gesto d’affetto, perché il fatto che non ci siamo mai incontrati di persona qui non fa alcuna differenza: in un blog non sono le facce a contare, ma i cuori, e i pensieri…

Non so come sia organizzata la cucina dalle sue parti, ma sono certa che avrà trovato un sacco di gente interessante con la quale scambiarsi ricette “vintage”. Se gliene capitasse tra le mani qualcuna carina, trovi il modo di farcela avere: sapremo farne buon uso. E la faremo viaggiare…

Un saluto da quaggiù (al profumo di mele)

S.”

LA TORTA DI MELE DELLO ZIO ETTORE

INGREDIENTI

mele renette: 1 kg
zucchero semolato: 250 gr (più due cucchiai per lo stampo)
farina 00: 150 gr
uova: 2
latte: un bicchiere (circa 180 ml)
lievito vanigliato: 1 bustina

Preparate le mele con qualche ora di anticipo: io l’ho fatto due ore prima, ma suppongo che anche 4 o 5 vadano bene. Dunque: lavate le mele, sbucciatele, tagliatele a spicchi e poi a fettine di circa 2 mm. Mettetele in una ciotola con lo zucchero, mescolate bene (ma delicatamente per non ridurle a un polpettone…), copritele con un piatto e lasciatele riposare.

Quando decidete di fare la torta (che non sia il giorno dopo, però…) accendete il forno a 180°, prendete uno stampo rotondo (meglio se a cerniera), imburratelo generosamente e cospargetelo di zucchero (due cucchiai saranno sufficienti).

Sciogliete il lievito nel latte, facendo attenzione a che tutti i grumi si dissolvano. Sbattete leggermente le uova in una ciotola, unitevi il latte con il lievito e poi la farina tutta in una volta. Mescolate finché il composto non è omogeneo e privo di grumi (se utilizzate una frusta a mano ve la cavate in un minutino…), poi aggiungete le mele*, mescolate e rovesciate nello stampo.

Cuocete la torta per 25 minuti a 180°, poi abbassate il forno a 160° e continuate la cottura per altri 45 minuti. Lasciate la torta nel forno spento con lo sportello aperto per 5-10 minuti, poi sformatela delicatamente.

Servitela tiepida e… dite grazie allo zio Ettore: se lo merita…

 

*  se le mele avessero rilasciato troppo liquido (capita se ne avete utilizzate di particolarmente succose) aiutatevi con un cucchiaio per scolarle appena (niente mestolo forato…) nell’aggiungerle agli altri ingredienti. Quanto al liquido rimasto, aggiungetene poco alla volta finché vedete che il composto ha la consistenza di… un impasto da torta! cioè né troppo liquido, né troppo denso…

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Epilogo
Il vero appassionato di torte di mele in casa nostra è Monsieur d’Aubergine (ormai è lui a presentarsi così, quando rincasa la sera: sta diventando spiritoso…).
“Buonissima questa torta: è una tua invenzione?”
“No, è quella dello zio Ettore…”
“Ma… abbiamo uno zio che si chiama Ettore?”
“Mai avuto…”
“E allora chi è questo Ettore?!?” e la forchettina resta a mezz’aria mentre lo sguardo si fa indagatore
“Un signore che tra le altre cose faceva anche torte di mele…”
“E perché ha smesso?”
“Trasferito.”
“Un vero peccato…” e la forchettina ritorna al suo posto.

Mele? Renette, ma non solo
La torta funziona benissimo anche con delle mele non troppo dolci (tipo le mele verdi). L’importante è che siano belle croccanti, e succose.

Sciogliere il lievito
Di solito aggiungo il lievito alla farina, ma qui ho voluto seguire passo passo le indicazioni della ricetta originale. Sappiate, però, che se sciogliete una bustina di lievito in un bicchiere di latte si formano dei grumi. Perciò scioglietela inizialmente in mezzo bicchiere, mescolate fino ad ottenere un impasto liscio e poi aggiungete il resto.

Lo stampo
Questa è una torta dalla consistenza morbidamente elastica (lo so, non è una definizione usuale per una torta…): il che vuol dire che dovete fare una certa attenzione quando la sformate. Uno stampo a cerniera è sicuramente consigliabile, ma se proprio non ce l’avete (e il mio pensiero va sempre alle cucine low-tech degli studenti…), aspettate che si raffreddi un po’ prima di capovolgerla di botto su un piatto.
Le dimensioni dello stampo? Il mio è da 21 cm di diametro, ma credo che anche uno un po’ più grande possa andare bene (grazie a Gaia per avermi ricordato che le dimensioni degli stampi vanno sempre indicate… come farei senza certi lettori?)

Niente mixer: non serve! (nota per studenti dalle cucine spartane…)
Questa è davvero una torta alla portata di tutti: anche di chi non ha una cucina con adeguata dotazione high-tech. Io ho usato una frusta a mano per lavorare la pastella di uova, farina e latte, ma forse potreste riuscirci anche con una forchetta…