Brioche speziata alla zucca

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Ci eravamo lasciati con la visione dell’operaio sospeso nel cestello della scala mobile che mi chiamava a gesti dal vetro della finestra al terzo piano. Volete il seguito?

L’ho visto innalzarsi – abbracciato a una delle mie persiane – fino a metà busto. Poi una sosta ed è scomparso: in discesa. Ho pensato che non avessero parcheggiato il camion con la scala nel punto giusto, che dovessero posizionarsi meglio per il montaggio. Ma dopo un’ora delle persiane non si vedeva ancora traccia.

Così sono scesa a cercarli, giù nella piazza: deserto. Non c’era più nessuno. Scomparsi i falegnami e il loro pulmino carico di persiane, i gruisti, la scala mobile e pure gli operai. Era come se non ci fossero mai stati, neppure una traccia del loro passaggio.

Siccome non avevo ancora preso un caffé e avevo solo tre ore di sonno all’attivo, sono entrata nel bar sotto casa per un cappuccino, preoccupata per lo stato delle mie meningi. “Cara mia, qua se non riprendi a dormire come si deve cominci a perdere colpi…” pensavo affranta. “Va bene che t’hanno fatto tribolare con questa storia di vernici sbagliate e falegnami imbranati, ma arrivare a immaginarsi che te le stiano rimontando… ce ne vuole!”

Se non che, complice la caffeina che entrava lentamente in circolo, ad ogni sorso mi si chiarivano le idee: rimettevo in fila gli eventi, mettevo a fuoco i personaggi, ricordavo i precedenti. Sono uscita dal bar risollevata: c’era una possibilità alternativa all’eventualità che io avessi avuto una visione dovuta a prostrazione psicofisica.

Mi sono diretta a colpo sicuro verso il vigile che staziona fisso all’angolo. “Scusi, non ha per caso visto una scala mobile con degli operai e delle persiane?” ho chiesto con aria svagata. “Signora, ma erano le sue? Li ho dovuti mandar via, non avevano il permesso per l’occupazione del suolo pubblico e questa è zona chiusa al traffico…”

Non mi sono nemmeno incavolata. La scoperta che non erano le mie meningi ad esser sciroccate era confortante.

Torneranno questo pomeriggio. E devo ancora decidere come fargliela pagare quando – si spera muniti dell’apposito permesso – si riappaleseranno, ascenderanno al terzo piano e mi busseranno sul vetro…

 

BRIOCHE SPEZIATA ALLA ZUCCA

INGREDIENTI

farina Manitoba: 350 gr
farina bianca 00: 250 gr
zucca arrostita: 100 gr
zucchero semolato fine: 80 gr
burro: 60 gr
latte: 250 ml
semi d’anice: un cucchiaio
cannella in polvere: 2 cucchiaini
chiodi di garofano in polvere: 1 cucchiaino e mezzo
noce moscata: 1/2 cucchiaino
lievito di birra: 25 gr (un cubetto)

per la glassa:
zucchero semolato fine: 2 cucchiai
succo di limone: 1 cucchiaino
essenza di vaniglia: qualche goccia
acqua

Preparate in anticipo la zucca (anche il giorno prima). Sbucciatela, lavatela, asciugatela, tagliatela a quadrotti, disponetela in un solo strato in una teglia ricoperta di carta forno e cuocetela a 170° per 30-40 minuti: attenzione a non far scurire i bordi, sennò vi ritrovate con dei “moscerini” neri nella brioche…
Fatela raffreddare e lavoratela con il minipimer fino ad ottenere una crema omogenea: probabilmente vi servirà un po’ di latte, ma aggiungetene poco e soprattutto misuratelo (perché dovrete poi sottrarlo dalla quantità totale). Tenete la zucca in frigo, sigillata, e tiratela fuori un’ora prima di utilizzarla.

Setacciate le farine con le spezie in una grande ciotola e fate una fossetta a centro. Fate intiepidire il latte (ricordatevi di eliminare quello utilizzato per la purea di zucca), mettetene una parte in un bicchiere con un cucchiaio dello zucchero e il lievito sbriciolato e mescolate bene finché non si forma la schiuma. Nel resto sciogliete il burro e lo zucchero restante.

Versate il latte con il lievito nella fossetta, sbattete con un cucchiaio cercando di incorporarvi un po’ di farina e quando avrete ottenuto una pappetta densa lasciatela riposare per un quarto d’ora. Poi aggiungete nella ciotola il resto del latte (con zucchero e burro) e la crema di zucca continuando a sbattere con forza con il cucchiaio. Quando avrete incorporato tutta la farina iniziate a lavorare con le mani e verificate la consistenza dell’impasto: la zucca tende a renderlo appiccicoso, quindi dovete valutare voi se è necessario aggiungere un po’ di farina.

Quando sarà facilmente lavorabile (cioé ben sodo) rovesciatelo sul piano di lavoro infarinato e lavoratelo bene dando 8-9 torciture (e qui vi rimando alla solita nota a fondo pagina) e sbattendolo con forza a metà della lavorazione. Poi rimettetelo nella ciotola pulita, appena unto con un cucchiaino d’olio e sigillato ermeticamente con la pellicola.

Fatelo lievitare in un luogo riparato. Quando sarà raddoppiato di volume (ci vorrà circa un’ora e mezzo) rovesciatelo sul piano da lavoro, sgonfiatelo con la mano (non dovete rilavorarlo) e dividetelo in tre parti: prendetene due, ricavatene dei filoncini di 40 cm, attorcigliateli su se stessi sigillando bene le estremità e disponete il filone così ottenuto in uno stampo da cake foderato di carta forno. Fatelo lievitare ancora per 30-40 minuti coperto da pellicola infarinata (non premetela per non farla appiccicare).

Accendete il forno a 240°. Quando vedete che l’impasto sborda di qualche centimetro dallo stampo infornatelo per 15 minuti (attenzione, perché scurisce in un attimo). Nel frattempo preparate la glassa con due cucchiai di zucchero semolato, qualche goccia di essenza di vaniglia, un cucchiaino di succo di limone e tanta acqua quanta ne serve a ottenere una pappetta densa (dunque pochissima…).

Quando vedete che la brioche è dorata e ha formato quel po’ di crosticina che la rende “sostenuta” (dunque i 15 minuti sono indicativi…) aprite lentamente lo sportello del forno, estraete lo stampo, spennellatela con la glassa e infornatela per qualche altro minuto, fino a completa cottura.

Estraetela dallo stampo e fatela raffreddare su una gratella da pasticciere.

Quanto alla terza parte di impasto residua… potete aspettare fino a domani per veder che fine ha fatto?

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Faccio outing
Sono assolutamente favorevole all’uso delle droghe e anzi – confesso – ne faccio largo impiego. Non saprei dirvi se diano assuefazione, ma certo un gran piacere lo procurano: un qualche sottile stordimento dei sensi, una gradevole sensazione di benessere diffuso, di gioioso appagamento di cui godere soli o in selezionata compagnia. Inebriano senza offuscare, e non vi nego che ad esse sovente ricorro quando abbisogno di una pausa dalle tensioni e dallo stress del viver quotidiano. Quando gli impegni mi attanagliano, quando la fatica mi abbatte e mi sembra di non farcela da sola, ricorro anch’io a un “aiutino”. Quando posso, me la taglio in casa, nelle proporzioni che vi ho indicato sopra. Se invece sono di fretta, ho anch’io il mio pusher di riferimento, con tanto di punto vendita e bustine in vetrina. Non è un coffee-shop di Amsterdam, no… ma una drogheria del centro storico. Costo: 70 centesimi a dose. Marca preferita: Droga “La Saporita”, Via delle Indie. E adesso ricattatemi pure: posso sempre firmarvi prenotazioni in bianco per fette di brioche

Se vi piace la zucca:
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