Una piccola storia di Natale

http://www.fragoleamerenda.it/author/sabrine/

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Tutto ebbe inizio un pomeriggio d’ottobre. La luce allungava ombre morbide sulla mia scrivania, attraversava il vasetto degli omogeneizzati di Polpetta che ospitava un tralcio di piccole mele rosse, e rimbalzava sulla tastiera. Io la rincorrevo tra i tasti – tic, tic, ti-tac…  – una parola dietro l’altra, mentre mi concentravo su quel lavoro che si trascinava da tempo e che finalmente ero a un passo dal concludere. Pregustavo già il piano libero dai fogli, gli archivi in cartelle ordinate, e all’orizzonte un piccolo corteo di settimane che avanzava al mio indirizzo sventolando cartelli con scritte incoraggianti: “Tempo disponibile in vista”, “Giornata pigra a disposizione”, “Pomeriggio di libertà”… Wow!

Sarei così riuscita a dedicarmi al nuovo progetto che mi stava tanto a cuore, e che al momento aveva misere sembianze di appunti scribacchiati, ritagli di giornale, e libri pieni di note e di post-it. Ci sarei riuscita prima che un nuovo anno – con una nuova agenda – avesse inizio, e prima che la meravigliosa confusione delle feste scompigliasse ogni programma di attività extra-familiare. “In fondo, mancano ancora due mesi a Natale..” mi ritrovai a pensare.

Mai affezionarsi anzitempo all’idea di un progetto, dovrei saperlo… E infatti quello durò giusto un istante, uno di quegli istanti che ci paiono lunghissimi solo perché riusciamo a riempirli di grandi aspettative.
Driiin, driiin! fece il telefono, e il ticchettio dei tasti si arrestò. La voce proveniva da una stanza che ormai conosco bene: pare una caverna scavata nei libri, e io mi ci sento come a casa, anche se la luce non è proprio la stessa e si rischia di esser travolti da valanghe di volumi ad ogni passo.
Ma si dà il caso che io sia una sensibile al profumo della carta, almeno quanto al profumo di brioches. E fu così che il gioioso corteo di settimane libere cambiò senso di marcia e – per la stessa legge per cui certi istanti ci paiono infiniti – il tempo all’improvviso accelerò: l’autunno si tramutò in inverno, ghirlande di lucine si accesero nella mia testa, e il cespuglio di viburno della terrazza di fronte si travestì da abete.
“E poi sarebbe una bella sfida – concluse la voce all’altro capo del filo – visto che i libri di Natale non li vuol fare mai nessuno: stanno in libreria solo un paio di mesi e molti autori li considerano un rischio…”.

bacche e ghirlanda sul mio tavolo

Ora, non so se ve ne siete accorti, ma a me le sfide piacciono. E poi, questa storia del Natale ridotto a evento “rischioso” non mi andava proprio giù. Mi pareva perfino irriguardosa… “Ma come, – mi dicevo – una festa che da sempre rende felici i bambini di ogni età, la vogliamo ridurre a un rischio?” E concludevo che, nel caso, sarebbe comunque stato un rischio emozionante e bellissimo.

Due settimane dopo la scrivania era finalmente libera, pronta a ospitare montagne di nuovi appunti, e fogli, e quaderni pieni di post-it. La mia agenda era stata stravolta, previa riunione di famiglia da cui era emerso che saremmo riusciti a sopravvivere anche a questa emergenza, e io mi ero gettata a capofitto nella nuova avventura: raccontare il Natale in cucina, a modo mio.

FInalmente Natale: facciamo gli sciroppi da regalare!

Io credo che il Natale ci sia necessario, indipendentemente dalla nostra tribù di appartenenza, e se così non fosse non si capisce bene come avrebbe potuto reggere al logorio del tempo. Perché quando dicembre bussa alla porta – mentre la casa prende a danzare a un ritmo inconfondibile e gioioso e un’atmosfera di attesa la pervade – persino quelli con la scorza più dura decidono che è arrivato il momento di deporre la corazza e di tornare un po’ bambini. Lo spirito natalizio è per sua intima natura un tantino regressivo: ci si ritrova, senza neanche accorgersene, a credere alla Befana, a guardare una tazza di cioccolata senza retropensieri dietetici, e a trovare frequentabili film e canzoni a tema, e perfino certi maglioni jacquard sferruzzati da vecchie zie, altrimenti destinati alla naftalina tra i cimeli di famiglia. Ma pensateci bene: non credete sia il caso di arrendersi, e di accogliere a braccia aperte Babbo Natale, perché una piccola regressione ci vuole – una volta l’anno – per riequilibrare undici mesi di severa vita da adulti?

Perciò questo è il racconto di una piccola cucina – una cucina vera, proprio come la vostra – che si anima di avventure dagli esiti commestibili, aspettando il Natale. E se ingredienti e personaggi s’intrecciano, e storie e ricette si alternano, è semplicemente perché è così che la vita funziona per davvero e non saprei raccontarvela in un altro modo… Così ritroverete tra le pagine Delfina (sì proprio lei, quella con i ciabattoni da uomo e le gambe pelose) e il Gambucci, Brenda (stavolta alle prese con un caso di spezie indiane e reggipetti… oh-oh!), le suore dell’asilo Montessori, e una certa elegante signora che girava con una Cinquecento stipata di bambini (con strapuntini, all’occorrenza, anche per capponi e alberi di Natale…).
Ma per raccontarvi il guancino e il petto d’anatra ho dovuto invitare anche il signor Vittorio, che di mestiere è macellaio ma è talmente divertente che piace anche ai vegani. E quanto ai portentosi effetti del cioccolato, la signorina Beneduce è la prova vivente che non sono una pretestuosa invenzione dei golosi. Ma poiché Natale è in fondo pur sempre una storia del popolarissimo genere “due cuori e una capanna”, ci sono anche Lino e Carmen, che la loro capanna l’hanno trovata in libreria…

Knack: il toffee per principianti!

E poi, naturalmente, ci sono le ricette: i regali golosi che finiranno sotto l’albero, e le preparazioni che con pochi passaggi aggiuntivi daranno vita a improvvisati spuntini tra amici o arricchiranno le tradizionali cene di famiglia. Brioches per gli amanti degli intrecci, biscotti per chi ha scatole di latta da riempire, un toffee per principianti e un torrone che va fatto a quattro mani (approfittatene, è un’ottima scusa per riallacciare storie d’amore sfilacciate…), croccanterie da piluccare mentre si gioca a tombola, e cicchetti più o meno innocui per farsi girare un po’ la testa (avete un’ampia gamma di sfumature alcoliche a disposizione), ghirlande di cracker e di panini, qualche piatto di carne (perché esiste anche la tradizione), insalate in barattolo da preparare in anticipo (perché è il bello della contaminazione), vellutate e soufflé di verdure…. e persino un pot pourri da mettere in pentola!

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Finalmente Natale: ricette 2

Avete capito bene: io sarei andata avanti ancora per un po’. Ma stavolta mi sono dovuta fermare prima che il tomo raggiungesse la taglia extra-large di “Fragole a merenda”: pare che i librai, a Natale, non abbiano posto per libri da un chilo e mezzo ciascuno. Così ci siamo fermati a 850 grammi. Ma siccome abbiamo un Editore che quando vede un’autrice senza più fogli disponibili e la penna sospesa a mezz’aria s’intenerisce, siamo riusciti a portare a casa ben due sedicesimi più del previsto: 32 pagine che non ci dovevano essere, e invece ci sono, perché sennò ditemi voi… che Natale sarebbe, senza un po’ di magia?

Per restare in tema di magie, sappiate che ce n’è stata più d’una lungo questo percorso. Agostino e Babbo Natale mi hanno accompagnata per tutto il tempo: alternandosi però… Mi sono ritrovata con un braccio al collo venti giorni dopo avere iniziato, e Polpetta ha cancellato in un colpo solo un intero capitolo, ma sono sempre riuscita a cavarmela. Ho persino trovato un abete a gennaio, e una fornitura costante di rami di pungitopo fino a maggio, che mi è valsa la fama di appassionata di foglie con aculei nel quartiere. Se non ci credete, provate ad avvicinarvi al banchetto di Abu, all’angolo della via, quando lo vado a trovare: “Seniora biasce bingitopi? Abu bende bingitopi!”, e fa niente se io sono lì per un mazzo di violette.

Finalmente Natale: facciamo l'albero!

Naturalmente – ectoplasmi, personaggi mitologici e fiorai strampalati a parte – non avrei potuto farcela da sola. Sappiatelo: anche stavolta siete voi i primi della lista, nella pagina dei ringraziamenti. E se nessun altro si offende è perché tutti sanno che il vostro podio è meritato. Siete presenti ma discreti, affettuosi ma mai sopra le righe, emozionati ed emozionanti (conservo tutte le vostre mail: sono bellissime), mai scontati e… divertenti!

Non ce l’avrei fatta senza Alessandra Costa: era lei al telefono, quel pomeriggio d’ottobre, e da allora non mi ha mai fatto mancare il suo sostegno, anche a costo di qualche performance da equilibrista. E se vi capitasse di accettare un passaggio sul sellino posteriore della sua Vespa, sapreste che per lei l’equilibrismo è una cosa molto seria…

Guido Tommasi viene subito dopo, ma è solo perché le parole devono trovare un ordine sul foglio, e non è necessariamente una classifica. Mi ha concesso il privilegio raro di poter seguire il mio lavoro in ogni sua fase, ben sapendo quanto sia importante per me, e gliene sono molto grata. Troverò il modo di fargli avere il Montebianco che non sono riuscita a mettere al capitolo 7, causa indisponibilità di castagne all’altezza (era ormai primavera inoltrata).

Anita Ravasio ha magistralmente condotto la nave in porto, e non era affatto scontato che certe manovre riuscissero a perfezione. Ad ogni incidente di percorso che scombinava il suo programma, rivedeva pazientemente i suoi fogli di calcolo, ben sapendo che non li avrei mai capiti ma avrei fatto di tutto per rispettarli. E poi ci sono Carolina, Anna e Giusy, che hanno impaginato e riletto i miei testi con grande rispetto e altrettanta passione.

Quanto al versante familiare, mia madre si è fatta promettere che non scriverò più libri in vita mia (“Dillo chiaramente: tu hai deciso di suicidarti!” tuonava alla fine di ogni nostra conversazione telefonica, preoccupata per la mia stanchezza. Ma sono certa che quando leggerà la storia del cappone volante tirerà fuori quel suo sorriso inimitabile… (e voi vedete di non dirle che ogni mia promessa via cavo era accompagnata da un incrocio di dita dietro la schiena).

I miei figli hanno eletto a sede per il pranzo della domenica l’indiano sotto casa, perché per mesi il nostro tavolo è rimasto in modalità “scrivania di Babbo Natale”: impraticabile, causa presenze decorative e commestibili destinate alle mie pagine. Polpetta si è ciucciata di nascosto un’abbondante mezza sfornata di biscotti alle spezie e cacao, ben prima che la pediatra la autorizzasse a sostituire i biscotti da biberon con quelli di sua nonna. L’abbiamo trovata sotto il tavolo, con un abete in una mano e una stella cometa nell’altra, felice come una Pasqua, anche se erano biscotti di Natale.

E infine – notiziona! – Monsieur è diventato un portento con i vermicelli cacio e pepe, l’unica garanzia di sopravvivenza in caso di pasto serale affidato alle sue cure. E’ anche diventato spiritoso, al punto da riuscire a convivere per mesi con ben due alberi di Natale. E ha fatto amicizia col droghiere… A forza di andarmi a comprare le spezie – per evitare che quello gli chieda cosa ci fa con tutto quell’anice stellato, i chiodi di garofano e i bastoncini di cannella – si fa consigliare dei vini eccellenti. Così le nostre cene iniziano sempre con un brindisi: “A noi e alla vita!”.

Ho visto le stelle accendersi una a una, e le luci spegnersi nel quartiere, stanotte, finché a restare accesa non è rimasta solo la mia. E’ stata una notte piena di emozione, di ricordi, e di pensieri bellissimi. E adesso che è l’alba, faccio ancora fatica a credere che le pile di fogli che per mesi ho avuto sulla scrivania siano finite tutte dietro quella copertina. E siano diventate un libro.

Ho nuovi tralci di piccole mele nel barattolo di vetro, e la stilografica a portata di mano, però stavolta non la userò per scribacchiare i miei appunti o correggere le bozze: ma per scrivervi una dedica. Prima che sia “Finalmente Natale!”…

Saluti e baci (festanti e molto emozionati),

S.

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POSTILLE

“Finalmente Natale!” è da oggi in tutte le librerie d’Italia, su Amazon, presso la Guido Tommasi Editore e ovunque si vendano bei libri.

E siccome è un libro di Natale, e in quanto tale vorrei che fosse un dispensatore di amicizia, di affetto e – perché no? – anche di un po’ di magia, sappiate che uno stuolo di aiutanti di Babbo Natale sta organizzando il “servizio dediche”: dal vivo o per corrispondenza, stavolta ce la farò a scriverle una ad una con la mia stilografica. Del resto, ve l’avevo promesso…

 

 

 

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