Il soda bread di ceci ai pomodori secchi
E questo l’ho trovato in un cassetto… il video, voglio dire. E’ rimasto lì nascosto per due anni, in attesa del momento propizio per raccontarvi una ricetta che è per molti versi la metafora di questo piccolo blog. Perché a dispetto di quel mazzo di fiori azzurri (che avevo comprato mezz’ora prima dal mio amico Abu, all’angolo della via), racconta la semplicissima storia di un “soda bread”: una cosa che è un pane, ma non spaventa nessuno perché è così facile che può farlo anche un bambino.
Il soda bread è uno di quelli che io chiamo “format culinari”: poche regole di base e poi… tutta creatività e divertimento! Nel senso che gli ingredienti sono a geometria variabile, e potete divertirvi a cambiarli praticamente all’infinito. E poiché la sottoscritta è quanto di più lontano si possa immaginare da una food-professionista, ma resterà a vita una veterana dei principianti (fidatevi, è un ossimoro solo in apparenza…), capite bene che una ricetta del genere calzava a pennello, in un giorno come questo.
Ne son successe di cose, da quando vi ho augurato Buon Natale a suon di brioches, agitando una mano che fuoriusciva da un braccio ingessato! Erano nove mesi fa, tondi tondi… Ma mi spunterebbe un naso capace di venirvi a cercare oltre lo schermo, se vi dicessi che per me sono stati lunghi: la verità è che sono volati, sospinti da raffiche di eventi che si abbattevano sul mio desiderio di tornare a scrivere storie e ricette con una parvenza di regolarità. Se questo blog avesse anche la minima fattezza di un lavoro, non avrei potuto far passare tanto tempo: a me piacciono i professionisti, quelli che rispettano impegni e appuntamenti. Ma questa piccola cucina è un’oasi di assoluta libertà, uno spazio nel quale danzo leggera come le dita sulla tastiera… e davvero non ce la farei a impormi ritmi diversi! E poi, mi ci vedete a scrivere dei post tanto per scriverli?
Eppure, se sapeste quante volte sono stata lì lì per lasciarmi andare al racconto di quello che avveniva tra queste mura… Perché ci sono alcune novità, delle quali – per il rapporto di lunga data che ci lega – mi corre l’obbligo di mettervi a parte. Date le circostanze, converrà che proceda con ordine.
Il primo capitolo potrebbe intitolarsi “Mens sana in corpore sano”, e se lo metto prima degli altri è solo perché ho ricevuto così tante mail di gente preoccupata che a un certo punto mi stavo preoccupando anch’io.
“Certo, se una si rompe un arto a cadenza semestrale, si presenta sul blog che pare l’abbia travolta una valanga, e poi scompare, è chiaro che la gente si preoccupi!” chiosava Monsieur. Il quale, da quando la mia fedina ortopedica si è allungata oltremisura, minaccia di mandarmi al pronto soccorso in taxi, nel caso di un’eventuale prossima puntata.
“Ti rendi conto che di questo passo finirò segnalato alla forza pubblica?!? Non posso continuare a presentarmi con te che hai qualcosa di rotto: penseranno che sia un mostro… E non ridere, perché non è una bella cosa!”
Naturalmente rido (e voi vedete di non dirglielo), ma mi è toccato promettere solennemente di starmene a distanza di sicurezza dalle scale di ogni ordine e grado, avendo ormai all’attivo eventi funesti in compagnia tanto di quelle a pioli quanto di quelle del palazzo.
“Guarda che le scale fanno bene alla salute…”
“Ma tu le fai due a due e di corsa! E poi non è detto: a te, per esempio, ti hanno ridotto con un braccio penzoloni…”
Non c’è verso di convincerlo che la sua logica fa acqua da tutte le parti, ma credo sia solo un po’ invidioso, perché a forza di frequentare il fisioterapista, con il quale ormai siamo diventati amici (capirete, non è per far la spiritosa, ma dopo quattro incidenti…), mi sono venuti bicipiti e tricipiti da premio. Non ci potrò giocare a tennis, ma per impastare brioches e montare albumi a mano vanno benissimo, anzi: meglio di prima!
Secondo capitolo: “Premiata ditta d’Aubergine: lavori edili e piccola cucina”. Le mie stanze erano bisognose di cura, e siccome sono disseminate qua e là, e non è semplice riuscire a coordinate tutto e tutti a distanza, me ne sono dovuta occupare seriamente. Qualche pennellata, sbuffi di polvere, mobili in perenne movimento (qualcuno arriva, qualcuno va), e l’ormai consueto parfum d’ambiance “cire d’abeille & térébenthine” che aleggia per casa alternato al profumo di brioches. Adesso certi servizi di piatti migreranno in quella che – seicento chilometri e un paio di vite fa – era una libreria, i libri piccoli sono finalmente al riparo di ante chiuse da una retina da pollaio (ce n’è voluta, per convincere il falegname che non ero ammattita…), gli ospiti possono finalmente radersi senza il rischio di tagliuzzarsi i connotati (ora abbiamo uno specchio anche in quel bagno). E i due corbezzoli in terrazza si sono finalmente fidanzati: piccole bacche rosso arancio penzolano tra i rami, come ciliegie d’autunno, e anche se quella del fidanzamento è la spiegazione del falegname, a noi piace pensare che funzioni per davvero così…
Capitolo terzo: “Turbini di scartoffie”. Ho avuto una scrivania che pareva la Cordigliera delle Ande per mesi e mesi. Pile di fogli s’innalzavano, travolgendo agende, libri, appunti, e ogni altro segno tangibile di normalità. Un paio di valanghe e altrettanti uragani – scatenati dall’incauta apertura della finestra di fronte, mentre fuori infuriava la tempesta (adoro l’odore della pioggia, anche in città) -, mi hanno costretto a riconsiderare un utensile da scrivania che avevo dimenticato: la pinzatrice. E quando i blocchi di fogli erano troppo spessi per le misere graffette in dotazione, ricorrevo a un altro utensile a me assai congeniale: il martello. Una pinzatina davanti, una dietro, qualche colpetto assestato con decisione, tump! tump!, e i miei fogli erano salvi!
E nonostante le reiterate proteste di Monsieur (“Questa mania delle martellate che ti è venuta ultimamente è una cosa da matti, lo sai?!? Finirai per far crollare il tavolo…”), il martello si è trasformato in un oggetto da scrivania: come i cesti con le matite colorate, il mug scozzese con le biro, quello blu con le stilografiche, il vaso cinese con i ventagli (non abbiamo l’aria condizionata…) e le ciotole con gli elastici, le gomme e le graffette. A fine giornata (che non di rado coincideva con l’alba), dopo aver messo tutto in ordine lo posavo sulla pila di fogli ancora in divenire, quella che non aveva ancora trovato un ordine definitivo: e vi posso garantire che un martello è un eccezionale fermacarte…
Ora la situazione è tornata alla normalità: un metro lineare di scrivania per lavorare, e un altro metro e mezzo per ospitare le pile di carte e libri che non possono non esserci. C’è di nuovo un piccolo vaso con dei fiori, ma non c’è più traccia del martello… a meno che non siate disposti a considerare come “traccia” qualche martellatina qua e là che aggiunge un piacevole tocco di vissuto all’insieme (e se mi volete bene, mi aiuterete a convincere Monsieur che qualche bozza di martello non è la fine del mondo).
E poi… poi ci sarebbe il capitolo “Baci e polpette”. E scusatemi se ve lo racconto solo adesso, ma è così emozionante che mi ha fatto diventare un po’ egoista: ho provato, finché possibile, a tenermelo per me. C’è una Polpetta che saltella per casa di tanto in tanto. E’ deliziosa, e se non vi passo la ricetta è solo perché è antica quanto il mondo, e la conoscono tutti: è una di quelle che si mangiano… di baci! Così adesso sapete che se, tra uno sbuffo di polvere e una martellata, dovesse comparire qualche biscotto mezzo ciucciato, nei prossimi post, non è per colpa di Agostino (sempre vivo e vegeto, pur nella sua condizione di fantasma) ma di un esserino che sa già come arrampicarsi fino alla tastiera e pigiare il tasto che cancella quanto la sua nonna ha appena scritto. E poi sorriderle con una faccia da schiaffi che nessuno, qui, si chiede da chi abbia preso…
Saluti e baci! (emozionati e infarinati)
S.
SODA BREAD DI CECI AI POMODORI SECCHI
INGREDIENTI
farina bianca 00: 200 gr
farina integrale: 100 gr
farina di ceci: 100 gr
crusca di grano: 50 gr
semi misti (zucca, sesamo, lino, girasole): 50 gr (più 2 cucchiai per la finitura)
pomodori secchi: 3-4 (o anche di più, se vi piacciono)
sale fino: 1 cucchiaino
bicarbonato: 2 cucchiaini rasi
miele liquido: 1 cucchiaio
kefir: 150 ml
latte: 350 ml
Accendete il forno a 180° e rivestite di carta forno uno stampo da cake.
Mettete in una ciotola le farine (setacciate quella di ceci, che tende a fare grumi), la crusca, i semi, i pomodori secchi tagliati a listarelle, il sale e il bicarbonato setacciato. Mescolate con una frusta a mano, cercando di incorporare più aria possibile con movimenti ampi (se una frusta non ce l’avete, ripiegate sul cucchiaio, anche se non è proprio la stessa cosa ).
Fate intiepidire il latte con il miele, mescolate bene per farlo sciogliere completamente e lasciate raffreddare. Poi aggiungete il kefir e rovesciate tutto nella ciotola con gli ingredienti “asciutti”.
Mescolate rapidamente con un cucchiaio. Non c’è bisogno che lavoriate a lungo (anzi, siate rapidi perché il bicarbonato inizia ad agire appena entra in contatto con il kefir), fermatevi appena vedete che la farina è incorporata nell’impasto, che dev’essere appiccicoso ma non troppo molle.
Rovesciate nello stampo e livellate senza troppa precisione (non schiacciatelo!), cospargete con i 2 cucchiai di semi rimasti e infornate subito.
Cuocete per 50 minuti con lo stampo e 10-15 minuti senza (cioè estraete il pane dal forno, toglietelo dallo stampo sollevandolo per i lembi di carta, e rimettetelo in forno per altri 10 minuti).
Sfornatelo, e lasciatelo intiepidire prima di affettarlo (sennò si sbriciola, come potete ben vedere…). Il soda bread di ceci è buono con i formaggi, con gli affettati, con le zuppe di verdura… ma a qualcuno piace anche, semplicemente, con il burro…
POSTILLE
Un video dedicato al soda bread non mi sarebbe venuto in mente, se non fosse che continuo a ricevere decine di mail sull’argomento. La più bella mi è arrivata due anni fa da Edoardo, 30 anni: “Volevo solo che sapessi che questo pane mi ha cambiato la vita: da quando ho trovato la tua ricetta, lo faccio tutti i giorni”. Così ho pensato che fosse arrivato il momento di raccontare a quanta più gente possibile com’è semplice farsi un soda bread.
Questo è stato il mio primo video, e da allora sono cambiate alcune cose: quegli occhiali hanno perso una stanghetta, le ballerine sono finite in un cestino della carta straccia a Parigi, e io ho smesso di ustionarmi i polsi con le teglie grazie a un nuovo paio di guanti. Sono anche un tantino più magra. E dal video successivo, L. si è arreso ai miei adorati ritmi swing…
Altre ricette di soda bread:
– soda bread con farina di lino
– Irish soda bread (con farina d’avena)
– Irish soda bread n.2
Che bello ritrovarti Sabrine! È sempre un piacere essere “ospitata” nella tua piccola cucina sui tetti e mi fa piacere sapere che stai bene!
Un abbraccio a te e un bacio per la piccola
polpetta!
Cara Federica,
riprendere a scrivere e cucinare, in questa piccola cucina che ormai non è più soltanto mia, è una piccola conquista! Sono stati nove mesi più densi del consueto, ma questo è il bello della vita vera: non si possono fare programmi! Almeno, non come si vorrebbe… E allora tanto vale viverla per come viene, cercando un equilibrio non sempre facilissimo, ma in fondo non impossibile. Se poi arrivano Polpette, ogni equilibrio salta… e si vive da squilibrati felici! Un abbraccio!
Se il mio fine settimana inizia così, con una tazzina di caffè bollente da gustare prima di riordinare la cucina, un pezzettino di sacristain croccante (lo conosci?) arrivato questo pomeriggio con gli amici francesi di mio padre e un tuo post da leggere come come un romanzo, posso pensare che sarà un bellissimo fine settimana d’autunno.
Quanto alla ricetta, il soda bread è stato proposto e riproposto nella cucina di Fiordisambuco soprattutto nelle versione con noci e semi vari (che bontà servito con formaggi freschi o salumi saporiti!) e da ultimo rispolverato perchè la Pulce (ben più grande della Polpetta a cui diamo il benvenuto) deve preparare per la scuola un esperimento con connotati “domestici”: e quale esperimento è più divertente della reazione del bicarbonato in ambiente acido?
E da ultimo, bentornata Sabrine: mi è mancato leggerti, ma il tuo libro mi ha fatto compagnia, non solo con i racconti, ma anche con le ricette che si sono tradotte nella mia cucina in biscotti, dolci e lievitati.
Cara Claudette,
infinitamente grata per essere stata messa tra le cose belle del tuo weekend (stare alla pari di un sacristain – che se è quel torciglione zuccherato che penso io è una delizia – non succede mica tutti i giorni!), arrivo in fondo al tuo commento e mi dico, per l’ennesima volta, che non devo più star lontana tanto a lungo da questo blog. Perché mi diverte da morire scoprire affinità con persone che non avrei mai incontrato, se non per le selvagge lande del web…
Il soda bread è una delle mie ricette preferite, il metodo intendo dire: è una risorsa in tutte quelle occasioni in cui ci si accorge che manca il pane all’ultimo momento, e poi mi consente di sperimentare farine di ogni genere, in mix molto creativi. Noci e semi? Credo di riuscire a immaginarlo, soprattutto con un pezzetto di formaggio… Ma mi diverte ancor di più immaginare la Pulce in versione “piccolo chimico” alle prese con bicarbonato e un qualche acido commestibile! Io mi diverto sempre tantissimo, ogni volta che utilizzo il bicarbonato con aceto, yogurt o limone in cucina: mi sento una specie di apprendista stregone! Mi succede con la torta al cioccolato dei pionieri, con i pancakes di Irina, con i soda bread… insomma, puoi dire alla Pulce che in me ha una collega!
Infine: sapere che “Fragole a merenda” ti fa compagnia mi rende davvero felice. Grazie per tutto!
Chère Madame,
non posso che sorridere di quest’ennesima étincelle tra la tua cucina e la mia, reale e virtuale: da pochi minuti ho anche io lanciato nel web un abbraccio infarinato per i miei amici lettori, affidando a loro, come hai fatto tu, una nuova parte della mia vita. Pero’ nessuna nuova polpetta per me… ti aspetto di là?
Chère Madame,
spero che la tua nuova vita senza glutine non ti porti troppo lontana da questa mia cucina: la quale, davvero, non saprebbe fare a meno della magia della lievitazione… Di scintilla in scintilla, con o senza oceano di mezzo, coltivo il gradevole pensiero di una cucina con pianoforte, che per molti versi mi pare di conoscere da sempre… Ciao Daniela!
provero’ sicuramente a farlo! ora vado a comprare gli ingredienti. Ma si puo’ sostituire la crusca di grano con un altro ingrediente se nn la trovo? Grazie Emma
Cara Emma,
il soda bread prima ancora che una ricetta è un metodo. Devi far tua la tecnica, e poi… sperimenta pure con le farine che vuoi! L’importante è che tu rispetti l’ordine (e la proporzione) degli ingredienti:
1. mescolare gli ingredienti “asciutti”
2. mescolare gli ingredienti liquidi
3. versare i liquidi nella ciotola degli ingredienti asciutti e mescolare rapidamente e il meno possibile
4. infornare subito
Sappi che per far reagire il bicarbonato serve un liquido acido, dunque non è il caso, ad esempio, di sostituire il kefir con altrettanto latte (ma in questa ricetta puoi sostituirlo con lo yogurt naturale).
Infine, per venire alla questione che tu poni, puoi sostituire la crusca con altrettanta farina integrale, ma sappi che ormai la crusca di grano si trova anche al supermercato (ed è facile trovare il modo di utilizzarla in cucina!). Comunque, tieni presente che il rapporto tra ingredienti asciutti e liquidi dev’essere (grammo più, grammo meno) di 1:1. Cioè il peso degli ingredienti asciutti dev’essere uguale al peso dei liquidi. Perciò, qualora ti mancasse la crusca, quei 50 grammi puoi destinarli a un’altra farina a tuo piacere!
Spero di esserti stata d’aiuto. E adesso, attendo notizie fresche di forno dalla tua cucina… Ciao!
Bentornata! È davvero un piacere ritrovarti, i tuoi post sono sempre un angolo felice.
Angela
Cara Angela, questo bizzarro mondo ci regala una vita sufficientemente complicata: non ci trovo nulla di male nel volersi cercare un angolino felice! Sapere che questo blog è un pezzetto del tuo “angolo felice” è stato un bel regalo: grazie e… a presto!
Cara Sabrine sono felice di questo nuovo inizio, tante volte ho aperto il tuo blog sperando di ritrovare le tue pagine di racconti e ricette , il tuo video è poetico e dalle tue parole arriva una grande dolcezza. grazie e un saluto affettuoso
Sono stati mesi per molti versi un po’ speciali, ma la mancanza di questo blog, del rapporto con i tanti amici di questa piccola cucina, si è fatta comunque sentire. Perciò, cara Paola, grazie per le bellissime parole. E poi… le tue visite! Adesso vedrò di non perdermi ancora nei meandri della vita al di qua dello schermo… Un abbraccio!
Cara Sabrine, che video delicato ed amorevole, piccoli gesti semplici..qualche sbuffo di farina sul tavolo e sulla ricetta..mani operose e gentili e la sensazione di serenità e tranquillità che ti circondano..una carezza per l’anima.
A proposito di martello, trovo che uno schiaccianoci con un colpo ben assestato o meglio ancora un batticarne, possano tranquillamente far parte della quotidianità culinaria, da me funzionano egregiamente sul tavolo della cucina con buona pace di consorte e prole.
Ma la notizia più preziosa e’ quella che ci hai lasciato per ultima, quella deliziosa Polpetta che fa capolino prendendosi già il ruolo di prima attrice..credo che dopo la maternità, diventare nonni sia il dono più bello.
Grazie per la tua presenza che torna a farci compagnia e a farci sorridere, un bell’inizio di stagione.
Ho letto con grande divertimento tutto. Poi sorpresa…..ecco la Polpetta. Emozionante e fantastica come la mia che guarda caso ha gli stessi mesi e la stessa capacità di affascinare e annullare con quelle piccole manine cio che la nonna ha scritto.
Complimenti e tantissimi auguri. Proverò sicuramente questa tua ricetta che mi intriga non poco.
Cara Luisa, la nonnitudine è una condizione splendida. Io ho sempre adorato i bambini, ho scelto di avere dei figli da giovane, e ora ritrovarmi la Polpetta per casa è una cosa fantastica! Certo, il tempo per le ricette complicate è sempre meno, per cui… viva il soda bread! Che è un pane buono, e si fa in un attimo… Un abbraccio!
Cara Sabrine,hai rischiato di ricevere anche la mia mail tanto mi chiedevo che fine avesse fatto la mia food blogger preferita anche.
Sono felice del tuo ritorno e proverò quanto prima questo soda bread che mi intriga non poco,devo solo ricordarmi di comprare lo yogurt.
Riguardo alla notizia-bomba di fine articolo ti confesso che all’inizio avevo pensato che nella tua vita “tranquilla” fosse apparso un cucciolo ma …Nonna? Ma se sei una ragazzina!!
Che Polpetta fortunata che è tua nipote (e non parlo solo di fantastici pomeriggi a pasticciare in cucina) ad avere una nonna giovane e dinamica (con buona pace dell’ortopedico e di Monsieur)!
Adesso però non sparire fino a Pasqua che noi ci preoccupiamo!
Trovo questa nuova pagina del capitolo di una tenerezza squisita….non ti smentisci cara;
Ti auguro di continuare a goderti gli istanti che meritano, i momenti che restano veramente.
A presto
Marika
Cara Marika,
ti posso assicurare che siamo proprio sulla stessa lunghezza d’onda: “gli istanti che meritano”… Non solo non me li voglio perdere, quando ci sono, ma faccio in modo che ci siano, li cerco pervicacemente… e me li vivo fino in fondo. Certo, le agende si scombinano, ma non è vero che tutto merita la stessa attenzione da parte nostra. E piuttosto che vivere superficialmente, tanto per farlo, le mie varie dimensioni, preferisco – almeno finché ci riesco – metterle in fila. Il blog è una di queste, una passione e non un impegno professionale, e così io mi ostino a viverla quando me lo posso permettere: ma come piace a me… autenticamente. Un abbraccio Marika!
Delizioso leggerti anche qui…. Mi immagino tutto.
Sono così facilmente “immaginabile”? Bene, vuol dire che non sono poi così “misteriosa”… 😉 Un abbraccio, Franca!
…ho guardato il video per ben tre volte(e ci vedo benissimo)riletto il tuo scritto due, sono le 23.52 e ho una voglia matta di fare il tuo soda bread!!! merci Sabrine
Cara Rosita,
con la speranza che tu sia – saggiamente – andata a dormire, pur se con una voglia matta di soda bread, ti comunico che ho letto più volte il tuo commento… e rido ancora! E poiché il bello delle ricette è che non invecchiano nottetempo, attendo tue notizie… a pane sfornato! E vado a dormire anch’io…
Gentile signora
è con vero piacere ritrovarla e anzi mi sono persa questi giorni, venivo a cercarla quasi ogni giorno e ultimamente non lo facevo più. Quindi è stato con una certa confusione che ho aperto la sua pagina e ho trovato una ricetta nuova e per giunta datata di qualche giorno!!!
in ogni caso sono felice di ritornare a leggerla
A presto
Anna
Finalmente !Bentornata!
Cara Mara, grazie! Mi stavo stufando anch’io, di una vita senza blog… piena di moltissime cose belle, intendiamoci, ma questo piccolo posto tutto mio, di totale libertà… mi è prezioso. Come gli amici che lo frequentano. Ciao!
Che bello poterti leggere ancora
Come tante altre, anch’io avevo perso ogni speranza tornando spesso al blog che restava….muto.
Ora si ricomincia!
Auguri alla piccola Polpetta che sicuramente riempirà la vita e……Buon Ritorno.
Cara Thea,
il blog era muto ma io, silenziosamente, operosa. Sono stati mesi intensi, ma direi una bugia se raccontassi che – pur con tutta la concitazione del momento – non me li sono vissuti appieno, come piace a me. Dunque è stato un periodo positivo, anche se il tempo per scrivere non c’era proprio! Adesso… sì, si ricomincia! Con Polpetta che saltella per casa (quando c’è) e tante ricette che attendono di uscire dal mio archivio-teiera-di-latta per diventare post… Un abbraccio!
Madame d’Aubergine, come ho fatto a vivere sino ad oggi senza il suo blog? Quante splendide suggestioni, quante cose buone per gli occhi e per il palato? Prenderò sicuramente il libro. Saluti da un’uggiosa Firenze
Dalla mia scrivania, oggi uggiosa quanto la tua Firenze di due settimane fa (ok, ci mettiamo tempo, qui, a rispondere ai commenti… ci piace farlo con calma) ti ringrazio per il divertente intervento! E sono felice di averti tra questi post… e magari, chissà?, anche tra le pagine di carta. Un abbraccio!
é buonissimo, l’ho preparato per accompagnare una vellutata. ottimo!
grazie mille e non mancare per troppo tempo. 🙂
Cara Erica,
felice che questo soda bread ti sia piaciuto! E’ un pane molto saporito, e con le vellutate è perfetto!
Quanto alle mie assenze dal web, se la vita fosse semplice come un soda bread… non mancherei tanto a lungo! Ma siccome io sono la prima a divertirmi, qui, farò il possibile. Un caro saluto!
Le tue parole, le tue ricette e i tuoi video mi fanno immaginare la tua cucina come una stanza incantata d’altri tempi!
Ciao Sabrine, mi accorgo ora(sono nuova)di quanti mesi sono passati tra questo e il post precedente, ho iniziato a leggere il tuo blog dall’inizio(2009!!)e ho capito in ritardo che Polpetta era una piccolina(che amore!) Ora mi chiedo se pubblicherai solo un post al mese o sarai più assidua come i primi tempi….
Ciao Sabrine…. volevo chiederti con cosa posso sostituire il kefir…. va bene lo yogurt? Grazie mille…. leggerti è come una carezza all’anima
Ciao Sabrine. Posso sostituire il kefir con lo yogurt? Leggerti è una carezza all’anima…