La brioche con le mele

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“Io non ne posso più di queste scivolate di mutande ogni mattina…” ha protestato Monsieur d’Aubergine con un certo disappunto. Ed è iniziata così l’ultima delle nostre peripezie para-edili.
Se state già pensando di scappare perché temete che stia per mettervi a parte di segreti inconfessabili, rilassatevi: non sono ammattita. Questo è sempre un tranquillo blog di cucina, e nessuno qui si esibirà in spericolate contorsioni del genere che state immaginando.

Per la verità di contorsioni ne sto facendo moltissime, ma del tipo che serve a spostare armadi e librerie. E’ in corso una sessione di “decorazione & falegnameria” in casa nostra – l’ultima, e non mi pare vero – che ci dovrebbe finalmente trasformare in proprietari di cassetti. Mi spiego.

Da quando abbiamo traslocato – tre anni fa – la nostra biancheria sta tutta in una vecchia libreria, di quelle con gli sportelli e le tirette per appoggiare i volumi da consultare, e così abbiamo sempre rimandato l’acquisto di un armadio. Che ci vorrà mai, direte voi, e avete ragione: esiste l’Ikea e qui siamo dei veri appassionati di chiavi a brugola. Ma nessun armadio capiente, nemmeno se progettato da un team di svedesi, è in grado di passare da una certa rampa di scale del palazzo: s’incagliano tutti per pochi centimetri e non c’è verso di spingerli più su.

L’opzione strada è impraticabile: nell’unico punto in cui si sarebbe potuta piazzare una scala mobile passano i cavi elettrici ai quali è appeso un lampione.
“Non vorrà mica che mi ci impigli col cestello?”, mi ha detto l’operaio. E io me lo sono immaginato come quelle zanzare che finiscono d’estate nelle gabbie color neon – frrshh! – carbonizzate in un istante.

Non mi è rimasta che un’alternativa: chiamare il mio amico progettista e inventarci un armadione in kit. Per farcela ce l’abbiamo fatta: abbiamo superato l’Ikea. Il guaio è che con l’occasione mi sono messa a sistemare un po’ di altre cosette in giro per la casa.

Per amore di un vecchio lampadario sono entrata in un esclusivo club: quello degli scambisti di paralumi. Voi non immaginate quanti ce ne siano nella cara vecchia Inghilterra… eBay è un mercato delle pulci da perdere la testa! E adesso ho una quantità di cappellini scompagnati da fare invidia alla Regina.

Poi è stata la volta di un paio di troni, quelle seggiolone scolpite a torciglioni che nessuno vuole più. Costavano poco: una passatina di pittura, una bella imbottitura, e Monsieur d’Aubergine ci legge i giornali soddisfatto la domenica mattina. Dice che fanno bene alla schiena, ma secondo me fanno anche sbocciare l’amore: il figlio del tappezziere si è messo a far la corte alla signora da cui l’ho mandato a ritirarli.

Dai troni francesi ai troni cinesi il passo è stato breve. Ne sono arrivati due per posta – destinazione sala da pranzo – con una patina che è una meraviglia. Non hanno nemmeno avuto bisogno della cera: si sono accontentati di una doccia bollente al lisoformio…

“Questa stanza sarebbe a posto se tu mi lasciassi stuccare anche il tavolo…” mi ha detto il mio complice osservandola con aria soddisfatta.
“Ma tocca carteggiarlo, e io non ho voglia di altra polvere!”
Non c’è stato bisogno di aggiungere altro: me lo sono ritrovato davanti, due giorni dopo, armato di stucco, spatola e spugnetta abrasiva. “Gratta ma non fa polvere!” mi ha sorriso sventolandomela sotto il naso. E si è attrezzato una postazione di lavoro: con sbuffi color antracite.

Adesso il “tavolo-seppia” ha ripreso a macchiare di nero chiunque gli si avvicini: dev’essere una reazione allergica allo stucco (anche i tavoli hanno le loro antipatie). Così temo che mi toccherà spennellare pure lui.

Dopodiché potrò finalmente far felice Monsieur d’Aubergine, che non vede l’ora di invitare a cena certi amici.
“Riusciremo finalmente a farli sedere attorno al tavolo, con tutti questi troni che volteggiano per casa?” mi ha detto l’altra sera.
“Dipende… devi decidere tu.”
“Io?!? Ma se a me va bene tutto!”
“Troppo facile: preferisci che mi dedichi al tavolo o all’armadio? Perché io dovrei anche lavorare…”

Perché lo sappiate, hanno vinto le mutande: priorità assoluta sul resto. D’altronde, tre anni senza cassetti per la biancheria hanno lasciato il segno. E’ dura – sapete? – vedersele cascare sui piedi ogni mattina perché una pila di biancheria non ha la stabilità di una pila di libri.

Brioche alle mele

Così domani arriveranno i falegnami e noi torneremo per un po’ agli epici tempi del trasloco. Finiremo a dormire nello studio, in compagnia di un’altra libreria: piena di libri, e non di biancheria, però…
Avremo scatole di scarpe in corridoio, montagne di lenzuola e asciugamani come soprammobili, e camicie inamidate appese qua e là. E trambusto, e latte di vernice: “grigio elefante” e “grigio topo di campagna”. Perché daremo il benvenuto al nuovo armadio con una generosa spennellata…

E anche se il mio complice ha giurato che non ci sarà bisogno della sua spugnetta abrasiva, ho il ragionevole sospetto che per un paio di settimane vivremo pericolosamente: Agostino svolazza per casa lasciando tracce inequivocabili del suo passaggio. Ma questo non l’ho ancora detto a Monsieur d’Aubergine: non voglio guastargli la festa per le sue mutande finalmente nel cassetto… niente più crolli la mattina. E una brioche a colazione…

Saluti e baci (preventivamente impolverati),

S.

LA BRIOCHE CON LE MELE

INGREDIENTI

per la brioche:
farina bianca 00: 150 gr
farina Manitoba: 100 gr
latte: 100 ml
miele: 2 cucchiai
lievito di birra: mezzo cubetto
tuorli: 2
burro: 60 gr (40 + 20 per il piano di lavoro)
acqua di fior d’arancio: 2 cucchiaini

per il ripieno:
mele: 500 gr (suppergiù)
zucchero semolato: 100 gr
mascarpone: 150 gr
yogurt intero: 50 gr
miele: 2 cucchiai

Mettete le farine in una grossa ciotola, mescolate bene con una frusta a mano e fate una fossetta al centro con i bordi belli alti.

Fate sciogliere il miele nel latte tiepido e rovesciatelo nella fossetta di cui sopra, senza farlo uscire dai bordi. Sbriciolatevi il lievito, mescolate appena con un cucchiaio (infischiatevene dei grumi), sigillate la ciotola con la pellicola e lasciatela lì per una ventina di minuti. Intanto voi datevi da fare: fate fondere 40 grammi di burro (il resto vi servirà per lavorare la brioche) e tirate fuori le uova dal frigo.

Sbattete leggermente i tuorli con il burro fuso (freddo!) e l’acqua di fior d’arancio, e poi rovesciateli nella ciotola delle farine.
Lavorate con il cucchiaio finché l’impasto non sta insieme: sarà pesante, appiccicoso, e vi sembrerà impossibile da lavorare, ma dev’essere proprio così. Voi rovesciatelo sul piano di lavoro, e lasciatelo 10 minuti sotto la ciotola capovolta.

Adesso, affrontatelo: a mani nude, ma unte di burro. La tecnica è quella che uso di solito per gli impasti appiccicosi: afferrate l’impasto con una mano, lo sbattete sul piano di lavoro e lo ripiegate per 150-200 volte! E’ un potentissimo antistress (fidatevi…), e ve la cavate in non più di dieci minuti. Se poi riuscite a cambiare la direzione della piega a ogni sbatacchiata, molto meglio. Sempre senza farina, ma imburrando mani e piano di lavoro appena l’impasto tende ad appiccicarsi.

Quando avrete terminato, rimettete la palla d’impasto nelle ciotola pulita unta di burro, sigillatela con la pellicola e fatela lievitare finché non raddoppia di volume (ci vorrà un po’ più di un’ora).

Nel frattempo sbucciate le mele, tagliatele in quattro spicchi e poi a fettine di 2 mm. Mettetele in una ciotola con lo zucchero, mescolate delicatamente per non romperle e lasciatele macerare, coperte con un piatto.

Quando l’impasto è pronto, accendete il forno a 200° e preparate uno stampo col fondo amovibile (imburratelo ai bordi e mettete la carta forno sul fondo).

Lavorate in una ciotola il mascarpone, lo yogurt e 1 cucchiaio di miele.

Rovesciate l’impasto sul piano, sgonfiatelo con la mano e poi stendetelo (delicatamente…) con il mattarello in una sfoglia che sia in grado di ricoprire fondo e parte dei bordi (non deve sbordare).

Trasferite la sfoglia nello stampo, farcitela con la crema di mascarpone, e poi distribuite le mele ben scolate del loro liquido. Ripiegate i lembi di pasta verso l’interno e completate con l’altro cucchiaio di miele.

Lasciate lievitare per 10-15 minuti e poi infornate, per un po’ meno di un’ora. Fatela raffreddare un po’, per dare il tempo alla crema di rapprendersi.

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Tecnica di impasto
Non vorrei avervi trasmesso l’idea che questa brioche sia difficile da fare. Per vostra tranquillità – o per gli amanti del genere “corto in cucina” – sappiate che esiste un filmato vintage, protagonista la sottoscritta avvinghiata ad un impasto. Non è appiccicoso come questo, e lo afferro con due mani (come ho sempre fatto a tennis col rovescio, del resto…) ma la tecnica è esattamente la stessa: esercitatevi! E non dite a nessuno che c’è in giro una svitata che cucina, scrive, dipinge, e rincorre fantasmi…

Ho amici meravigliosi
Grazie, a tutti i lettori che in queste settimane lontana dal blog mi hanno scritto per sapere se fossi ancora viva: confermo a tutti che lo sono. E per ribadirlo, vi annuncio che da qualche giorno FRAGOLE A MERENDA ha anche una pagina ufficiale su Facebook. Naturalmente sapete già che per ricevere post e aggiornamenti basta cliccare “Mi piace”…