Pane alle banane, con nocciole e cioccolato

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Pane alle banane con nocciole e cioccolato, by FRAGOLE A MERENDA

“Signora, mi dispiace: non so come sia potuto succedere…” L’idraulico è affranto almeno quanto me: nel mio minuscolo bagno – quello che dovrebbe essere il primo tutto per me della mia vita – il wc è finito praticamente sotto il lavandino.

Il suo assistente, un ragazzone alto come un granatiere e capace di sollevare una vasca come un fuscello, ha male interpretato il progetto. E soprattutto ci ha messo del suo: “Mi pareva poco quello spazio tra il wc e il bidet, così l’ho allargato verso il lavandino… ma guardi che ci passa, eh?”

In effetti ci passo: ma solo dopo un paio di ardite contorsioni. Così il suo principale ha spostato le tubature e prima di andarsene ha disegnato degli asterischi sul pavimento. “Non avvitare un dado senza aver chiesto alla signora…” gli ha intimato.

Questa mattina sono in cinque, di là dal cellophane: due idraulici, due falegnami e un fabbro. Un certo fermento di attività…
“Ma sta cucinando pere al forno?” mi chiede all’improvviso un falegname mentre gli reggo una vecchia maniglia.
“No, le sto bollendo. E lei raddrizzi bene questo pezzo…”
“Ma suo marito non mi pare uno da pere lesse…” continua, dando colpi di martello.
“E infatti nessuno mangia pere lesse qui…”
“Allora cosa ci fa con le pere bollite?!?” e si poggia il martello su un fianco.
“La gelatina, stia tranquillo… anzi: mi ricordi di controllare il gas, che vorrei non dar fuoco alla casa…”

Di qua e di là dal cellophane, come un passaggio tra due vite, una appena più “normale” dell’altra. Di là polvere, trapani e scalpello. Di qua ci sono io, con le mie pere sul fuoco, alle prese con una cosa chiamata Skype: un prodigio della tecnica che pare serva anche a partecipare a una trasmissione pur essendo altrove.

Mi hanno spiegato che di solito uno se ne sta seduto alla scrivania e si vede la sua faccia inquadrata dal computer: peccato che la mia scrivania sia ancora in fondo a quel letto da principessa sul pisello, quello che ha ancora due materassi uno sull’altro… sicché, quando durante le prove sono apparsa sullo schermo, a farmi da sfondo c’era una pediera di ferro Napoleone III che conteneva a stento una montagna di coperte: una specie di fungo atomico di biancheria.

Non me la son sentita di piombare in casa della gente così. Perciò ho spostato il portatile sull’unico pezzetto di piano di lavoro rimasto libero in cucina, orientandolo in modo che non si vedesse il materasso dietro la credenza dei bicchieri. Sembrava una casa normale: poteva funzionare.

“Signoraa!! Ci sarebbe il bidet da provareee!” chiama a gran voce il granatiere idraulico.
“Parli più piano: non vorrei la sentissero i vicini…” e ubbidiente oltrepasso il cellophane.
Dobbiamo cercare di avvicinare il più possibile tra loro i due sanitari: la prova consiste nel sedersi alternativamente sull’uno e sull’altro, per verificare quale sia la distanza minima che ne consenta l’utilizzo.
“Se è lei che li deve usare è lei che li deve provare…” e allarga le braccia.
Come dargli torto? Gli chiedo solo di uscire (“sa, così ho più spazio…”) e mi rassegno a procedere.
“Vuole il faretto?” insiste premuroso sapendo che sarò al buio con il metro.
“No, grazie! E stia lì fuori che faccio in un attimo…” rispondo atterrita all’idea che possa entrare.

Sento oltre la porta chiusa un certo tramestìo: è arrivato pure il falegname.
“Dov’è finita la signora?”
“Sta provando il bidet!” risponde sussiegoso il granatiere idraulico. E preso da un improvviso raptus si avvicina alla serratura e urla: “Lo provi in tutte le posizioni, eh! Che magari arriva un ospite e… ognuno ha le sue abitudini!”
“Parli piano…. per favore!”
“Signora – fa il falegname – le pere lesse… secondo me si stanno attaccando…”
Esco come un’ossessa dal bagno e arrivo giusto in tempo: salve. Per miracolo…

Una voce femminile irrompe nel silenzio profumato della mia cucina: esce dallo schermo del pc. Un minuto alla diretta, mi avvertono. Metto a scolare le pere e le sposto fuori campo. Poi mi sporgo oltre il cellophane, avviso tutti di non chiamarmi per mezz’ora, chiudo le porte e mi siedo.

E’ curioso vedere la mia faccia ridotta a un francobollo mentre sullo schermo di casa appare uno studio televisivo. Divertente raccontare una storia che sembra una favola e invece è tutta vera. Un po’ faticoso vincere la mia ritrosia, quel bozzolo di rassicurante riserbo senza il quale non potrei nuotare nel web. Mi rilasso nei momenti in cui sono gli altri a parlare.
E’ in una di queste pause che sento dei cigolii… poi la porta della cucina si spalanca e il granatiere fa capolino agitando qualcosa tra le mani. “Signoraa!! Allora dove lo vuole questo bideet??”

Non più di due secondi per alzarmi, correre verso di lui e sibilargli: “Diciassette centimetri e parli piano, per favore!” e richiudermi la porta alle spalle.
Però dalla regia se ne sono accorti lo stesso:”Dove sei finita!?! Stai lì ferma!”
“Scusate, mi sistemavo i capelli…” e, fintamente sventata, arrotolo le punte tra le dita. Che altra scusa può inventarsi una signora in siffatte circostanze?

Dieci minuti più tardi ero di nuovo oltre il cellophane. Il bidet era finalmente al posto giusto.
“Lo vuole provare, signora?”
“Grazie, va benissimo così…”

All’ora del caffé la gelatina di pere era già perfettamente rappresa nell’ultimo dei miei vecchi vasi di vetro.
“Ma lo sa, signora, che mi ero preoccupato per suo marito quando mi ha detto che gli fa le pere lesse? Adesso, invece, sono più tranquillo…
“Io invece non sarò tranquilla fino a che lei non mi avrà sistemato tutte queste benedette maniglie… Assaggi questa torta…”
“Ci ha messo le pere?”
“No, le banane…”
“Lesse?!?”
“Ancora con questa storia?!? Ma sa che le sta venendo una fissazione? Ne prenda un’altra fetta, va’…”

I post al profumo di calce, che vi ho inflitto in questi lunghissimi mesi, stanno per terminare: incrociando le dita, dovremmo farcela nel giro di qualche settimana. Poi si tornerà a profumi più consoni a una cucina “seria”… pur virtuale che sia.
Ma sento già che rimpiangerò questo anno e mezzo passato a mettere assieme pezzi di casa in posti tanto diversi e lontani, a inventarmi un nido che ci faccia sentire, seppur spesso sotto tetti differenti, tutti insieme…
Così perdonerete queste mie piccole cronache edili: pezzi di vita che mi servivano a non perdere memoria di quanto faticoso, entusiasmante e perfino divertente sia stato il cammino verso quella che ci ostiniamo a chiamare: “casa nostra”…

 

PANE ALLE BANANE, CON NOCCIOLE E CIOCCOLATO

INGREDIENTI

farina bianca oo: 250 gr
zucchero integrale di canna: 150 gr
banane: 200 gr (circa 2 banane, mature ma non sfatte, please…)
panna: 100 ml (quella “vera”, fresca, da montare…)
yogurt naturale: 50 ml (magro o intero, fate voi)
nocciole tostate: 50 gr
cioccolato fondente: 50 gr (almeno al 70% di cacao)
uova: 2
bicarbonato: un cucchiaino (bello colmo…)
sale fino: 1/2 cucchiaino

Accendete il forno a 180° e foderate di carta forno uno stampo da cake (quello che conoscete già, da 25 x 10 cm).

Sbucciate e schiacciate bene le banane con una forchetta.

Sgusciate le uova e sbattetele appena (non dovete montarle). Miscelate tra loro la panna e lo yogurt.

Setacciate in una ciotola la farina con il bicarbonato, aggiungete il sale e lo zucchero e mescolate molto bene.

Tostate le nocciole (a meno che non le abbiate comprate già tostate…), facendo attenzione a non bruciarle. Lasciatele raffreddare e spezzettatele con il pestacarne (o un bicchiere dal fondo spesso). Assolutamente vietato l’uso del mixer: vi ritrovereste con una poltiglia nocciolosa che qui non serve.

Fate a pezzetti il cioccolato (dopo aver letto la nota qui sotto…).

Unite le banane schiacciate alle uova, e poi aggiungete la panna e lo yogurt.

Versate nella ciotola il mix di ingredienti asciutti, mescolate bene e quando il composto sarà omogeneo aggiungete le nocciole e il cioccolato. Rovesciate tutto nello stampo e infornate.

Cuocete il pane alle banane per circa un’ora (ma iniziate a tenerlo d’occhio dopo 45 minuti, ok? se diventa marrone non avete scuse: non è il cioccolato…). Per verificare se è cotto, infilateci un bastoncino da spiedini (dovrà uscirne asciutto). Lasciatelo cinque minuti nel forno spento, poi sformatelo e fatelo raffreddare su una gratella da pasticciere.

Potete conservare il pane alle banane avvolto in un foglio di carta forno, oppure scoperto con la parte aperta poggiata su un piatto. Se inizia ad asciugarsi potete tostarlo (è una delizia…). Oppure surgelatelo a fette: una rinfrescatina (si fa per dire…) in forno o nel tostapane e tornerà come nuovo…

POSTILLE

Questo pane…
…è cugino di quello con i kaki, che è piaciuto a tanti di voi. Sfornare pani con dentro la frutta invernale mi sta diventando una mania (quasi come le pere lesse, direbbe il falegname…): perché restano morbidi a lungo, diventano più buoni col passare dei giorni, e tostati danno il meglio di sé. Questo sa… di banane, con la piacevole sorpresa del cioccolato a pezzi. Anche in questo caso, sarà la consistenza a stupirvi.

Armatevi di coltello… a fin di bene
Per spezzettare il cioccolato usate un coltello e con pazienza cercate di farne dei cubetti, diciamo sei per ogni quadratino… Non è un dettaglio maniacale: se usate il mixer o qualunque utensile che lo schiacci, le schegge si perderanno in cottura e si trasformeranno in banali, leggere striature. Se invece vi sforzerete di farlo a cubettini, più o meno regolari, vi troverete dei veri pezzi di cioccolato racchiusi nell’impasto: e vi assicuro che è tutta un’altra cosa…

Su Casa Facile di dicembre…
… nell’edizione con l’allegato di cucina, troverete anche me e le mie ciambelline alla birra… ma non i muratori (erano i tempi del cercatore di lumache col fazzoletto in testa, vi ricordate?). Grazie a Sandra Longinotti e alla redazione.

La storia che sembra inventata e invece è proprio vera…
… è quella della raccolta di ricette del Manuale di Nonna Papera e di tutto quel che ne è conseguito in questo anno. Vi avevo promesso che mi sarei messa alla ricerca di chi c’era davvero dietro quelle ricette perché mi sarebbe piaciuto raccontarvelo, un giorno. Beh… preparatevi a un gran finale…