I bignè di Nonna Papera

I bigne' di Nonna PaperaI bigne' di Nonna Papera http://www.fragoleamerenda.it/author/sabrine/

I bigne'Ž di Nonna Papera

La prima volta che sfornai questi bignè avevo undici anni, una gamba ingessata e un paio di pantaloni alla zuava nuovi di zecca nell’armadio. Decisi di mettermeli un pomeriggio in cui mia madre non c’era e io ero affidata alle cure di mia zia, una donna soave considerata da tutti una specie di Mary Poppins. La quale però, appena mi vide, decise che la cosa più amabile da dire era: “Ti stanno malissimo! Sembri Pietro Gambadilegno…”

Ora, non è che un bambino sia disposto a farsi dare del Gambadilegno dal primo che capita: neanche se è sua zia. E infatti io m’incavolai così tanto che mi chiusi in cucina, aprii il Manuale a pagina 131 e m’impegnai per fugare ogni dubbio su quella mia presunta somiglianza: sarei stata Nonna Papera, piuttosto. E fu il mio esordio con i Gonfietti Ezechiele…

Da allora li avrò fatti centinaia di volte: dolci o salati, questi bignè di Nonna Papera mi hanno accompagnato in cucina salvando aperitivi, merende, compleanni. Ed è stato grazie a loro che un anno fa, dopo aver riletto per l’ennesima volta le dosi a pagina 131, mi sono accorta che quel libro meraviglioso stava per compiere quarant’anni. E’ nata così l’idea della raccolta di ricette tratte dal Manuale di Nonna Papera: sorridendo al ricordo dei pomeriggi trascorsi a cucinare e con l’idea che forse c’erano altri che, come me, avevano sognato su quelle pagine da piccoli…

Il mio blog esisteva da appena sette mesi e non avevo idea di quale esito potesse avere l’iniziativa. Ma soprattutto, neanche nei più bei sogni da bambina avevo mai immaginato che da quelle pagine potessero sprigionarsi tanti prodigi…

Il primo – e più grande – dei quali è stata la partecipazione dei lettori: non capita tutti i giorni di ritrovarsi con 335 commenti a un post. Da sommare alle 286 mail di persone – bloggers e non – che mi hanno scritto: e non solo per chiedermi di inviargli una ricetta.
Ho letto ricordi ed emozioni d’infanzia, parole di gioia e di tristezza perché essere piccoli non è facile per tutti alla stessa maniera. Sono stata sopraffatta da questa umanità che all’improvviso mi si è svelata oltre lo schermo: persone vere, storie vere, pezzi di vita. Mi sono chiesta tante volte – mentre rubavo il tempo alla notte per riuscire a rispondere a tutti – perché avessero scelto proprio questa occasione per raccontare di sé: e la risposta che mi sono data, alla fine di questa esperienza, è che la forza di un bel libro per bambini sta proprio nel tirarci fuori le emozioni, anche da grandi.

Il prodigio numero due è stata un’esplosione: di interesse per il Manuale. E’ scattata una caccia al libro perduto e tra soffitte, cantine, biblioteche e mercatini in tanti si sono messi a cercarlo. Per dirvela tutta, ho sulla coscienza anche un paio di litigi tra sorelle dovuti alla sparizione dell’ambito testo dagli scaffali della cameretta un tempo condivisa. E persino un’impennata dei prezzi del Manuale su Ebay…
Chi non è riuscito a recuperare la sua copia – o a procacciarsene una ex-novo – ha ricevuto almeno una ricetta da sperimentare: ho passato serate a fotografare pagine da inviare ai lettori bisognosi. E quando ho scoperto che dal mio Manuale ne mancavano quattro, una blogger che non si occupa di cucina (ma di principesse) ha messo a disposizione il suo per consentirci di preparare la Torta di mele. Insomma: un trionfo di buoni sentimenti che – dati i tempi che corrono – ci ha fatti sentire tutti… incredibilmente trasgressivi!

Prodigio numero tre. Provate a digitare su Google “Manuale di Nonna Papera”… ?!? … beh, ve lo dico io cosa succede: scappiamo fuori noi. Al primo posto.
Il post della raccolta è lì da mesi: non trovate fantastico che chi cerca in Internet informazioni sul Manuale s’imbatta nelle ricette di Nonna Papera “vissute”? Cioè cucinate e raccontate da voi? Io sì… perché penso che abbiamo “dato vita” a un libro. Nel senso che lo abbiamo reso vivo: ci abbiamo messo le nostre mani – spesso le nostre facce – oltre a burro, zucchero e farina… E di qui al prodigio numero quattro la strada è davvero breve.

Ricevo un giorno una mail, che inizia così: “Sono una giornalista Americana. Sto scrivendo un libro sui dolce Italiane, che viene pubblicato in ottobre 2011. Ho visto per caso il suo blog su Manuele di Nonna Papero perche un chef di turino me ha mandato una ricette che lui ha detto e “Pareva la torta di Nonna Papera”. Non sapendo cosa sia questa nonna ho fatto “google” e ecco lei! Adesso vorrei scrivere un po del libro che lei ha trovato….” eccetera, eccetera…
Sulle prime ho pensato a uno scherzo. “Ma come, questa mi scrive dall’America per chiedermi chi è Nonna Papera?!?” e stavo per gettare la mail nel cestino. E’ stata solo la mia curiosità (culturale, se mi passate un termine “alto”…) a farmi decidere di rispondere: e davvero non sapevo da dove cominciare. Perché davo per scontato che un’americana certe cose le sapesse meglio di me!

“Cara F.,
devi sapere che per un’intera generazione di bambini Nonna Papera ha rappresentato un mito: perché noi tutti abbiamo sognato le sue fantastiche torte. Non sarebbe esatto dire che noi bambini italiani cercassimo una nonna che sfornasse dolci: in ogni famiglia, in quegli anni, ce n’era almeno una bravissima in cucina. Il fatto è che quelle torte in Italia non le faceva nessuno: noi bambini non le vedevamo in casa, e nemmeno in pasticceria, perché in Italia quel genere di torta non esisteva… Le nostre nonne non ne conoscevano la ricetta. E nelle loro cucine non esisteva nemmeno uno stampo simile, svasato e con il bordo ondulato. 
Perciò noi credevamo che quella fosse la torta di Nonna Papera, che esistesse solo a Paperopoli e che la ricetta originale si trovasse nel mitico Manuale, sempre citato nelle storie Disney come un oggetto misterioso e quasi magico”.

Il nostro carteggio è andato avanti per settimane. Con un risultato per me sorprendente: non solo per i bambini americani Nonna Papera è un personaggio piuttosto marginale, ma pare che non cucini granché, oltreoceano. Anzi: per loro la tipica “nonna che cucina” è una nonna italiana! E del Manuale di Nonna Papera nemmeno una traccia…Non ci volevo credere: mi avevano fatto crescere pensando che Nonna Papera – l’emblema della nonna che cucina – fosse americana e scoprivo da grande che una Nonna Papera così esiste solo in Italia?!? Un immaginario infantile si sgretolava giorno per giorno, mentre la mia amica da New York mi informava che nemmeno alla Disney ne sapevano niente di questo ricettario per bambini.
Ho cominciato a guardare il Manuale “con occhi da grande”, e mi sono messa a spulciarlo alla ricerca di una ricetta americana: non ce n’è traccia. Niente cookies, niente muffins, niente cheesecake… non c’è nemmeno la mitica torta che lei metteva sul davanzale e dalla quale usciva quel profumino di mele.. La apple pie non c’era – cari ragazzi – nel Manuale di Nonna Papera. Così mi sono convinta che quel libro fantastico non potesse che essere tutto italiano: e mi sono messa alla ricerca dei suoi ideatori.

A questo punto vorrete sapere come è finita questa storia. Beh… non si sa, perché stiamo ancora consultando un paio di archivi alla ricerca di qualcuno del gruppo originario di lavoro che ci possa svelare dettagli inediti. Dopo tanti anni non è facile, ma ci voglio provare.
Posso però raccontarvi “dove” è finita questa storia… e… preparatevi perché non ci crederete: in un libro. Perché la giornalista americana era Francine Segan, storica del cibo e autrice di numerosi testi sulla cucina italiana. La quale mi ha chiesto di poter raccontare ai suoi lettori l’incredibile storia di questo ricettario per piccoli cuochi… E di quell’attempata signora, all’anagrafe Elvira Coot ma nota ai più come Grandma Duck o Nonna Papera: che nell’immaginario dei bambini italiani è americana e in quello dei bambini americani è scalzata da una nonna italiana… insomma, un meraviglioso pasticcio la cui ricetta rimane a tutt’oggi segreta.

Abbiamo continuato a scriverci, io e Francine, in tutti questi mesi. L’ultima sua mail, una settimana fa, aveva un allegato: quando l’ho aperto mi sono venuti i lucciconi. Era la copertina del suo libro con la foto di una meravigliosa torta di mele. E non era una apple pie: ma quell’italianissima torta di mele del Manuale di Nonna Papera…

Quanto a me, continuerò a cercare chi c’era davvero dietro quelle ricette: mi piacerebbe riuscire a raccontarvelo, un giorno. E se scoprissi che Nonna Papera era in realtà un signore con la pelata e i baffi, rassegnatevi a veder andare in frantumi il vostro immaginario infantile: perché sarete voi i primi a saperlo.
Ve lo devo…

S.

INGREDIENTI

farina: 50 gr
burro: 50 gr
acqua: 75 gr
uova: 2
sale: un pizzico

Accendete il forno a 180° (il Manuale dice 150, ma sono pochini…).

Mettete l’acqua, il burro e il sale in un pentolino e portate ad ebollizione. Abbassate la fiamma e versate la farina, mescolando con forza.

Quando il composto si staccherà dalle pareti della pentola (cioè dopo pochissimo) toglietelo dal fuoco e aggiungete le uova, una alla volta: mescolate velocemente per ricompattare gli “straccetti” che si formeranno e non smettete finché l’impasto non sarà liscio e omogeneo. Fatelo riposare per una decina di minuti.

Rivestite di carta forno una teglia da biscotti e, con l’aiuto di due cucchiaini, formate dei mucchietti di impasto delle dimensioni di una noce (teneteli un po’ distanti tra loro perché crescono in cottura).

Infornate per almeno 20 minuti ed estraeteli quando li vedete ben gonfi e appena dorati. Fateli raffreddare e guarniteli a piacere: avete solo l’imbarazzo della scelta. Volendo, potete conservarli in una scatola di latta per un paio di giorni (ovviamente senza ripieno).

Questi bignè sono buoni al naturale, con un po’ di zucchero al velo, o farciti con cioccolato fuso, crema, panna, formaggio cremoso con erbe aromatiche o frutta secca, salumi, filetti di pesce… potreste continuare all’infinito. E allora… cosa aspettate a farci sapere come ve li siete mangiati?

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E ora un po’ di scuse…

Ho promesso a tutti i partecianti alla raccolta un pdf con le ricette di Nonna Papera, e non sono ancora riuscita a rispettare questo impegno. La verità è che non ne ho mai realizzato uno e non so come fare. Perciò se tra di voi ci fosse qualcuno d’animo gentile, intenzionato a darmi delle dritte, è il benvenuto. In ogni caso, appena ci sarò riuscita, ve lo comunicherò.

Inoltre: ho ricevuto un premio da Federica e da Chiaretta, ma temo di non riuscire a ritirarlo. Il tempo per il blog è ridotto al lumicino in questo periodo e davvero non ce la farei a girarlo ad altri bloggers. Vi ringrazio comunque, di cuore, per aver pensato a me e spero non me ne vorrete…

Infine: prometto di scrivere post più brevi le prossime volte. So bene che il tempo è prezioso per tutti: lettori compresi

Il libro di Francine
…si intitola “Italy’s Sweets: Dolci”, e uscirà il prossimo ottobre.

Come avrete capito, questa tra me e il Manuale è ormai una storia a puntate
Per chi volesse non perdersene nemmeno una:
Le ricette di Nonna Papera: 40 anni dopo (25 gennaio 2010)
Ultim’ora! Scoperta dopo 40 anni la vera identità di Nonna Papera (21 aprile 2012)