Il peccato di Eva: dalla mela al foodblog

http://www.fragoleamerenda.it/author/sabrine/

Ieri, all’improvviso, la mia pagina da neofita su Facebook mi ha rimandato gli echi di un dibattito tra foodbloggers. Al centro dell’attenzione un articolo, uscito su un quotidiano online, che raccontava il mondo del foodblogging al femminile. L’ho letto e non era un brutto articolo: citava blog molto seguiti e molto seri e bloggers molto brave. Ma era corredato da foto di bassissima lega, da fiera del trash.

Per ironia della sorte il pezzo era firmato da una donna. Voglio sperare che le immagini non le avesse scelte lei ma che fossero il frutto di un’incauta ricerca d’archivio, fatta per strizzare l’occhio a quel pubblico di guardoni internettiani che numeroso popola la rete e che produce valanghe di clic. Però l’autrice avrà pure avuto il modo di visionarle e di accorgersene ben prima di tanti lettori…

Su un’operazione del genere ci sarebbero parecchie considerazioni da fare. Mi limito a un paio. La prima è che per parlare di brave foodbloggers – ragazze che sfornano foto e crostate con eguale perizia e creatività – una scelta iconografica di più alto profilo sarebbe stata consigliabile. Non foss’altro per non sfigurare al confronto…

La seconda – tanto ovvia ma tanto attuale (siamo ancora così retrogradi?…) – è che, con tanti chef di grido di sesso maschile, a nessuno è mai venuto in mente di presentare un uovo fritto a ridosso del pube depilato di un aspirante-Oldani sdraiato (chi ha visto quelle foto sa che non sto inventando).
Chissà perché per parlare di signore che cucinano la scelta cade su foto di altre signore, apparecchiate come buffet, con levigate nudità a fare da tovaglia e foglie di lattuga abitate da gamberoni disposte… senza alcuna fantasia. Suvvia, almeno un po’ di creatività! Perché guardate che noi foodbloggers le apparecchiature sciatte le sgamiamo a prima vista. E il gamberone sulla foglietta d’insalata l’abbiamo superato da un pezzo.

Mi rendo conto che si rischia di apparire delle “vetero-qualcosa” a ragionare in questi termini: qualcuno dirà che non ho colto la sottile ironia di quelle immagini. E mi aspetto pure che nelle file di questi spiritosi ci sia qualche signora. Del resto – diciamocela tutta – il campionato delle volgarità è ormai per ambo i sessi: e non è che sian sempre e solo i maschi a vincer lo scudetto…

Ma qualcuno mi spieghi, per favore, cosa c’è di moderno e spiritoso in tutto ciò. E soprattutto – nel caso specifico che è quello che mi interessa – cosa c’è di veramente rappresentativo dell’universo di cui si parla: che non è popolato da signorine discinte che si contorcono al cospetto di una banana o protendono voluttuose la lingua dinanzi a ogni cono gelato, ma da donne che hanno la passione della cucina e la vogliono condividere e comunicare. Spesso con grande capacità.

La cosa di per sé non farebbe affatto ridere, ma qualche risvolto comico (suppongo involontario) ce l’ha. Forse alla redazione non avevano spiegato che nessuna foodblogger scambierebbe del cioccolato fuso per una crema autoabbronzante: cuciniamo parecchio – sapete – ma siamo pur sempre delle ragazze e le creme le distinguiamo bene. E non immaginate nemmeno che con banane e cioccolato riusciamo a concepire cose ben più ardite di quelle così poco originali rappresentate dalla foto scelta per l’articolo in home page.

Il mondo delle foodbloggers è un universo variegato: c’è spazio per tutte, ciascuna col suo modo di presentarsi e di comunicare. Ci sono un sacco di donne in gamba dietro i blog, e operazioni del genere non rendono ragione del loro lavoro di cucina, scrittura e fotografia.

Spero di non averla fatta troppo lunga. Ma quelle foto mi sono indigeste… e siccome alla cultura del cibo e alla buona cucina ci tengo, mi fanno l’effetto del junk-food: spazzatura spacciata per roba commestibile.

Rappresentare le donne con tanta povertà di espressione è solo un vecchissimo esercizio di ignoranza: semplicemente, stavolta è toccato alle foodbloggers.
Ma mi chiedo se non sarebbe ora di raccontare certe operazioni furbette senza regalare valanghe di clic.

Forse andrebbero solo liquidate con un’alzata di sopracciglio, con un ideale solenne pernacchio alla Eduardo… e poi ignorate.

Anche se una cosa mi piacerebbe ricordarla. Ed è che ne abbiamo fatta tanta di strada, noi ragazze, dai tempi di Eva: abbiamo imparato parecchio da quel primo incidente con la mela. Quel morso ci è costato un sacco di guai. Ma oggi conosciamo innumerevoli ricette per rendere una mela inoffensiva: soprattutto da foodbloggers…

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L’articolo in questione
E’ apparso in data 26.02.2011. Fino a ieri pomeriggio le foto erano 18, delle quali alcune piuttosto “rozze”. In serata le più volgari erano scomparse, segno che qualcuno dev’essersi accorto di avere esagerato. Le peggiori immortalavano due corpi femminili nudi, apparecchiati rispettivamente con delle uova fritte e con del pesce crudo: nessun ritratto artistico credetemi, erano foto qualitativamente brutte e molto becere. Per il resto, una pletora di fanciulle alle prese con gelati, fragole e banane, alimenti a quanto pare piuttosto ricercati da un certo pubblico…

Un saluto, con tanta stima…

…a tutte le foodbloggers citate nell’articolo, che non c’entravano – evidentemente – niente con quella infelice selezione di immagini.
E anche a tutti i foodbloggers di sesso maschile: ce ne sono tanti e bravi. Con loro è un piacere collaborare e scambiarsi esperienze, conoscenze e ricette… anche a base di mele.

… e una promessa:
la parentesi barricadera (che spero mi perdonerete) finisce qui. Da domani si torna a cucinarle, le mele. Con buona pace di tutti