Manuale di Nonna Papera: l’ultima sorpresa

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Manuale di Nonna Papera

Ci sono storie che restano sospese per anni prima di trovare la parola “fine”. La mia con il Manuale di Nonna Papera arriva oggi a compimento. A tre anni dalla raccolta di ricette – che avevo pensato per festeggiare il quarantennale della “mitica” prima edizione – e a uno dall’articolo in cui il grande quotidiano raccontava la storia del piccolo blog alla ricerca della vera identità di Nonna Papera, il Corriere della Sera è in edicola con quel libro fantastico. Ristampato tale e quale.

Quando ho visto i paginoni di pubblicità con su scritto “a quarant’anni dalla prima edizione”, beh… ho capito che io e tutti voi avevamo fatto davvero una cosa grande. Perché il quarantesimo anniversario della prima edizione del Manuale (Ottobre 1970) cadeva più o meno tre anni fa, quando per soffitte, cantine e mercatini proprio a causa di quella raccolta in tantissimi si erano messi alla ricerca della loro copia. Perduta o mai posseduta, poco importava: quello era un potente generatore di felicità, prima ancora che un libro di cucina. E noi l’abbiamo festeggiato come meritava, gli abbiamo ridato vita tornando a cucinare con le sue ricette. E divertendoci come bambini abbiamo fatto una cosa seria, una bella impresa da grandi.

Confesso di aver provato un po’ d’orgoglio per averlo riportato all’attenzione di tanti. Il Manuale sarebbe rimasto in ogni caso nel mio cuore – come libro per ragazzi e come ricettario – ma vederlo nuovamente fresco di stampa ha dato un senso alla mia ostinazione: è stata la conferma che il suo valore non era tale solo per me. E anche se quest’ultimo pezzo di storia non è nato nella mia piccola cucina, è come la tessera del puzzle che mancava… e s’incastra a perfezione.

Vederlo in edicola, allegato al quotidiano, è stata un’emozione: stessa copertina rigida, stessa carta, identico in tutto e per tutto all’originale. Solo i colori – freschi di stampa – sono lievemente più accesi: dovranno passare altri quarant’anni perché diventino belli come quelli del “mio” Manuale.

Ma non basta il tempo a trasformare un libro in un piccolo tesoro. Serviranno pomeriggi trascorsi a cucinare e momenti d’ozio dedicati a sognare sulle sue pagine. Servirà la vita trascorsa in sua compagnia, quella vita che lascia segni e impronte di burro e cioccolato solo finché si muove tra le pareti rassicuranti di una cucina. Ci vorranno altri bambini pronti a giocare con le ricette, e genitori disposti a seguirli in quest’esercizio che è insieme rigore e creatività. Mi auguro che siano in tanti.

E se solo saranno spensierati come su quelle pagine sono stata io, saprò che questo mio esercizio di tastiera e di fornelli non sarà stato vano. E ne sarò felice.

S.

Manuale di Nonna Papera

Così ho capito che questa lunga storia era arrivata all’ultimo capitolo: quel pdf con le vostre ricette non poteva più attendere. Ci ho passato due giorni (e due notti…), ed è stato entusiasmante rileggere tutti quei racconti di vita, messi in fila per la prima volta.

E se anche qualche accento è scivolato al posto di un apostrofo, e la punteggiatura creativa e la grammatica scapigliata hanno a volte preso il sopravvento sulle regole, ho voluto lasciarli così: per trasmettere tutta l’immediatezza e la spontaneità con la quale ciascuno si è raccontato.

Riletto nella sua integrità, penso che questo sia uno spaccato di autentica vita domestica. E se tra altri quarant’anni a qualcuno dovesse venire in mente di rispolverare il Manuale, mi auguro che possa trovare in qualche soffitta anche questa nostra “edizione”: squinternata, malamente impaginata, e fantasiosamente illustrata da fotografi principianti… ma piena di vita vera.

Nessun mio grazie sarà mai abbastanza per dirvi quanto ho ricevuto da questa incredibile avventura: senza il vostro entusiasmo e la vostra partecipazione, nulla di tutto ciò sarebbe potuto accadere.

E mentre mi accingo ad archiviarla – confesso, con un luccicone – so già che non smetterò di credere nei sogni, e di pensare che nessuna energia profusa nell’intento di coltivare un desiderio è vana. Continuerò ad affidare messaggi in bottiglia alla corrente, certa che prima o poi arriveranno a destinazione.

Saluti e baci,

S.

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Post scriptum
E adesso, dopo aver riletto tutte le vostre storie, una confessione è d’obbligo. Non me ne vogliano le mamme, ma ogni volta che vedevo spuntare da una foto un paio di manine mi divertivo il doppio. Se poi le manine erano accompagnate dalle mani di un papà (che so… uno alle prese con una torta Beatrice, per esempio) il divertimento era ancora più grande.
Perciò, in chiusura di questa lunga e fantastica avventura – che non avrebbe mai avuto inizio senza un bel libro e una bambina che se l’era conquistato – il mio pensiero va a tutti i bambini che hanno partecipato. E mentre mi chiedo se la mangiameringhe dagli occhiali rosa sia sempre appassionata di zucchero e albumi, e se Francesco e Tommaso continuino a fare “Panini d’oro in sinfonia” (promettevano entrambi molto bene…), vorrei che Ottavio e Leonardo sapessero che passeranno alla storia in compagnia del Manuale e… della varicella!

Quel famoso pdf…
… adesso è finalmente qui! Non sono affatto brava in questo genere di cose, ma ci ho messo tutto il mio impegno: siate clementi. E scaricatelo: è un’edizione imperdibile!

Le ricette di Nonna Papera 40 anni dopo:
raccolta di ricette tratte dalla prima edizione de “Il Manuale di Nonna Papera”
raccontate, cucinate e fotografate dai lettori di FRAGOLE A MERENDA
(131 pagine, 26 MB)

Per chi si fosse perso le puntate precedenti della Nonna Papera Story
Le ricette di Nonna Papera: 40 anni dopo (25 gennaio 2010)
I bigné di Nonna Papera (27 gennaio 2011)
Ultim’ora! Scoperta dopo 40 anni la vera identità di Nonna Papera (21 aprile 2012)

Nota di colore
Monsieur d’Aubergine posa lo sguardo sulla seconda foto del post.
“Ma… noi abbiamo un tavolo come quello, in questa casa?”
“Certo che no. Quello è il tuo comodino.”
“Ma io non ci tengo i libri?”
“E noi, quando è venuto l’antennista, ci abbiamo messo pure la crostata.”
“Però… ci sta quasi bene…”
“Se vuoi posso sempre tenercene una.”
“Meglio di no, finirei per appoggiarci gli occhiali. Però un pezzetto me ne mangio…”
“Finita. Ho avuto bisogno di compensare quell’uragano polveroso con un po’ di dolcezza.”
“Hai ragione: non bisogna più chiamarlo quello là…”