Vellutata di carote e mele al forno

Vellutata di carote e meleVellutata di carote e mele http://www.fragoleamerenda.it/author/sabrine/

Vellutata di carote e mele

Le prime avvisaglie si sono manifestate al mio ritorno a casa: camminavo per la stanza e mi pareva che le pareti si muovessero, quasi oscillassero al mio passaggio.

Sulle prime ho pensato alla stanchezza: ero reduce da dieci ore in aeroporto per un guasto all’aereo. E per vincere la noia le avevo impiegate informandomi su ogni possibilità di risarcimento in casi del genere (ormai so a memoria la carta dei diritti dei passeggeri, il numero dell’ENAC, e un paio di indirizzi web di società aeroportuali).

La mattina dopo, quando entrando e uscendo di corsa ho riavvertito la stessa sensazione, ho pensato ad Agostino. “Vuoi vedere che mi devo rassegnare all’esistenza di un fantasma?” mi son detta tra me e me mentre scendevo di corsa le scale. Poi la giornata è filata via e me ne sono dimenticata.

Finché ieri ho deciso che il momento tanto atteso era arrivato: ho aperto i primi nove scatoloni. E ho avuto la certezza di non avere le traveggole. Due ore dopo, presa in un vortice di pensieri gonfi di grigio come le nuvole di un temporale, ero al telefono col falegname. “Si è seduta, signora…”, è stata la sua diagnosi via cavo. E ho chinato la testa come se chicchi di grandine scrosciassero dal soffitto.

Voi lo sapevate che anche le librerie si siedono? Io no… e per favore non ditemi che la notizia vi lascia indifferenti: abbiate almeno riguardo del mio profondo sconforto. Perché oggi sono una povera signora piegata dall’accanirsi del fato avverso e con un tasso di ottimismo in caduta libera.
Quell’impiastro di libreria fatta costruire apposta perché l’altra non c’è stato verso di farla entrare in casa. Quella che si era ristretta come un maglione contrifugato per cui hanno dovuto rifarle le ante. Quella che mi sono pitturata, carteggiata e incerata con le mie manine da lavoratore edile. Beh, proprio quella libreria lì: adesso si permette di vacillare sotto il peso dei miei libri! Per l’esattezza, la casa è talmente vecchia (ooops!… “antica”… fa più fine) e tutta storta che, nonostante me l’avessero montata a perfezione, dopo un mese si è adeguata al pavimento: e si è storta pure lei. Pende in avanti di tre dita dal muro, e siccome le vecchie case sono elastiche quando cammino lei lievemente ondeggia: si inchina al mio passaggio… E poi ditemi se questa non è una presa per il… naso (un certo aplomb ci vuole, anche in frangenti travagliati).

Perciò oggi il ramo para-edile della premiata ditta “d’Aubergine – Cucina con Traslochi” è chiuso: a malincuore ho sospeso l’apertura degli scatoloni, che mi piaceva così tanto. Perché riprendere in mano i propri libri uno a uno è un po’ come rileggerli tutti: riaffiorano nozioni, ricordi e nessi logici. La mente vaga senza sforzo tra una materia e l’altra, lucida e leggera. E nonostante i mesi passati a sniffare trementina, la sensazione di riscoprire (quasi) intatti i miei neuroni è una piacevole, rassicurante certezza.

Adesso mi sento come se avessi un muro nella testa, che mi divide il cervello in due: una metà effervescente, su questioni di Economia, Diritto, Storia delle Religioni, Antropologia & Femminismo; e una metà addormentata, perché ancora orfana delle sezioni Storia, Politica, Letteratura, Filosofia. E Giardinaggio. Solo la sezione Cucina fa bella mostra di sé sugli scaffali della credenza, già da settimane: con tutta evidenza, anche i libri sanno essere terribilmente sfacciati…

Perciò questo è un post che non avrei voluto (dovuto?) scrivere: perché ognuno ha i suoi problemi e non è che leggere online quelli degli altri sia uno sport propriamente rilassante. E perché detesto le persone lamentose, anche quando a lamentarmi sono io. Poi però mi sono detta che un blog deve in fondo riflettere una vita, in tutte le sue sfaccettature. E una vita non è mai tutta rosa: per esempio, la mia oggi è grigio ardesia con sfumature di arancione carota. Lo so, è un accostamento un po’ azzardato: ma come potrei riequilibrare lo sconforto per quella mia dispettosa libreria se non ricorrendo a una delle mie vellutate “da signorina”? Perciò il ramo culinario della premiata ditta non ha alcuna intenzione di incrociare le braccia: anche se si tratta di tirar fuori pentole e mestoli per una sciocchezzuola a base di carote e mele (ve lo confesso, persino un po’ vecchiotte…).

Oggi va così. Ma verrà il giorno – presto, me lo sento – in cui potrò gridare al mondo “E’ nata una cucina!”. E fa niente se non ci sarà il mondo ad ascoltarmi: io sarò felice lo stesso. Vorrà dire che avrò tutti i miei libri in ordine, e anche l’altra metà del cervello in piena effervescenza. Che dal mio forno non usciranno solo pagnotte e biscotti, ma sarò tornata a cucinare verdure. Che avrò tempo di sdraiarmi sul divano, anche solo cinque minuti la sera. Che avrò deposto i pennelli e potremo finalmente tornare a parlare d’altro, io e voi.

E che la mia testardaggine nel portare avanti questa dissennata avventura di tastiera e di fornelli – questa mia doppia vita da foodblogger – avrà avuto la meglio su tutto. Su ogni sorta di accidente karmico capace di scatenarsi tra le mura domestiche. E su tutti i luoghi comuni che vorrebbero per le signore passatempi di ben altro genere.

Saluti e baci,

S.

VELLUTATA DI CAROTE E MELE AL FORNO

INGREDIENTI

carote: 500 gr
mele: 2 (sceglietele dolci)
patate: 2 piccole
porro: 1 (solo la parte bianca)
zucchero di canna: 2 cucchiai
olio extra vergine di oliva: 2 cucchiai
brodo di pollo:
1/2 litro (o, in alternativa, del granulare vegetale)
sale
pepe (oppure cumino, o curry)

Accendete il forno a 180-200° e rivestite una pirofila di carta forno.

Mondate le verdure, sbucciate le mele, lavate e asciugate tutto e mettetelo a pezzi non troppo grandi nella pirofila.

Salate appena, cospargete con lo zucchero di canna e irrorate con un paio di cucchiai d’olio.

Cuocete in forno caldo per circa tre quarti d’ora, o finché le verdure non sono tenere e dal colore lievemente ambrato. Mescolatele spesso e fate attenzione a non bruciacchiarle (se vedete che si asciugano troppo e il rischio carbonizzazione è in agguato, aggiungete qualche cucchiaio d’acqua).

Quando saranno tenere toglietele dal forno, mettetele in una pentola con il brodo di pollo (o con dell’acqua nella quale avete sciolto il granulare vegetale) e portate a bollore. Fate andare per una decina di minuti, perché il brodo prenda un po’ del sapore di verdure, poi frullate tutto con il minipimer e aggiustate di sale.

A questo punto vi si aprono tre strade, tutte ugualmente interessanti: la via del pepe (se avete voglia di una vellutata “briosa”), quella del cumino (se amate il profumo della tradizione), e quella del curry (se volete osare con un tocco di esotismo). Io ho optato per la prima, con l’ausilio di un filo d’olio crudo e una spolverata di pecorino dolce. Ma vi assicuro che vale la pena di tentare anche le altre… Infine: una fetta di pane buono appena tostato ci vuole: quale che sia la via che avete scelto di percorrere.